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Il conflitto tra bambini e in famiglia: un’occasione per crescere

Articolo a cura di Dott.ssa Marisol Trematore e Dott.ssa Francesca Zanella, Consulenti Pedagogiche e Pedagogiste

 

Il litigio va considerato all’interno del processo evolutivo: è una componente naturale legata al bisogno di conoscere sé stessi e di imparare a stare con gli altri.

Non è il conflitto in quanto tale ad essere pericoloso ma il nostro modo di viverlo e di gestirlo, di affrontarlo.

“FERMI! FERMO!“

“COSA E’ SUCCESSO?”

“CHI HA INIZIATO?”

“NON SI FA! “  

Quante volte come genitori ci siamo trovati a pronunciare queste frasi, magari richiamati dalle grida dei bambini, testimoni di una scena che ci richiede di contare fino a dieci per mantenere la calma?

Spinte, morsi, urla, sberle, insulti sono tutte manifestazioni naturali che il bambino sperimenta in situazioni conflittuali, fin dai primi anni di vita. L’ assenza di momenti di conflitto non è segnale di una buona relazione e nemmeno indice di pace. Potrebbe infatti indicare una rinuncia ad una sana affermazione di sé, un atteggiamento passivo o anche la prepotenza di qualcun’altro su di noi.

Intorno ai 2 anni di età, periodo in cui avviene l’affermazione del sé e la capacità di autoregolarsi è ai suoi esordi, i conflitti tra bambini sono molto frequenti e avvengono per le più svariate cause, come la contesa di un gioco o la gestione di uno spazio fisico da condividere e talvolta anche senza cause apparenti (per noi adulti).

L’autoregolazione è una competenza che sviluppiamo fin da piccoli, indispensabile per una crescita armonica: ci permette di “stare” con l’altro senza prevaricare o essere prevaricato, mantenendo la “giusta distanza”, sia emotiva che fisica.

Per imparare ad autoregolarsi i bambini hanno bisogno di vivere e viversi nel conflitto, di sperimentarsi nello scontro. Molti pedagogisti ed educatori affermano infatti che “litigare fa bene”. Perché?

Perché è un modo di “stare in relazione”, è un’ottima palestra per affermarsi ma anche per sperimentare quella giusta distanza che permette di capire come rispettare i propri bisogni e al tempo stesso quelli dell’altro.

Imparare ad osservare i bambini che si sperimentano in situazioni conflittuali, senza intervenire eccessivamente, diventa una palestra e un allenamento in primis per noi adulti: i piccoli ci mostrano infatti quanto i conflitti per loro si limitino al “fare” e non all’ “essere”.

Se osserviamo un litigio tra bambini, ci accorgeremo che spesso la situazione si risolve velocemente e senza lasciare “strascichi” nella relazione amicale: accade quasi sempre infatti che i bambini affrontino e superino lo scontro facilmente, ritornando a giocare assieme come se nulla fosse accaduto.

Se come adulti limitiamo queste “occasioni” di crescita togliamo loro la possibilità di stare realmente nelle relazioni, trovando un giusto equilibrio tra i propri bisogni e quelli dell’altro.

Talvolta, come genitori o educatori, tendiamo ad intervenire per “smorzare” il conflitto anche quando non ce n’è la necessità e non c’è alcun pericolo che possa incidere sull’incolumità dei bambini stessi. Dovremmo fare qualcosa (come mediatori e non come giudici) solamente se pensiamo che la situazione possa diventare in qualche modo pericolosa.

Spesso mamme e papà temono che i bambini si possano far del male, soprattutto quando il litigio avviene fisicamente, ma in realtà fino ai 6 anni i bambini hanno una naturale tendenza ad autoregolarsi per gestire la loro litigiosità, anche di carattere fisico.

Prova a “lasciar litigare” i tuoi figli… aspetta un minuto e vedi cosa accade…

Davanti a un litigio tra bambini prendete tempo, staccate la spina, provate a prendere quella giusta distanza emotiva che vi permetta di analizzare meglio la situazione e di intervenire solo quando è davvero indispensabile. Questo permetterà a voi di “alleggerirvi” da molti carichi emotivi, che spesso diventano faticosi da gestire e al tempo stesso regalerà ai vostri figli la possibilità di accrescere la loro capacità di problem solving.

Il pedagogista Daniele Novara ha approfondito molto la tematica del conflitto tra bambini, come fonte di benessere e possibilità di crescita, dedicando anche alcuni testi utili e concreti ai genitori, all’interno dei quali troviamo alcuni passaggi molto interessanti e in linea con il nostro pensiero. Vediamone alcuni insieme:

Perchè litigare fin da piccoli fa bene?

  • Per sviluppare la capacità di autoregolazione: saper trovare una soluzione da soli; saper regolare gli interessi individuali in modo da trovarne uno comune e raggiungere una mediazione;
  • Per incrementare la capacità di decentramento: saper vedere e considerare punti di vista altrui;
  • Per stimolare la capacità creativo-divergente: saper fare rinuncia attiva, ovvero rinunciare a qualcosa perché in quel momento “l’altro è più forte di me”. Questo mi spinge ad andare a cercare altre cose che mi piacciono e a mettere in moto la mia creatività;

Cosa fare di fronte ad un litigio tra fratelli o amici?

Sappiamo che spesso la richiesta di intervento dell’adulto è fatta direttamente dai bambini; talvolta invece ci si sente investiti del ruolo di giudici più che di mediatori e si finisce per fungere da “arbitri della situazione”. Rinunciare all’essere dei giudici in queste situazioni non significa “non esserci” o non voler vedere cosa accade, ma avere l’occasione per trasmettere ai bambini la nostra fiducia nelle loro capacità di problem solving e di autoregolazione.

Evitiamo di cercare il colpevole e di farci coinvolgere direttamente nel litigio. Non importa chi ha torto o ragione. Piuttosto cerchiamo di capire cosa possono imparare i nostri figli da quella situazione.

Lasciamo che siano i bambini a trovare una soluzione al conflitto: la mediazione può essere utile ma non è “intromissione”. Favoriamo l’accordo tra loro, facendoli parlare o trovando altre modalità quando non parlano ancora. L’adulto che media favorisce l’ascolto attivo tra i bambini, attraverso domande aperte e dando dei tempi in cui ognuno possa esprimersi, senza essere giudicato.

Cosa fare invece quando entriamo in conflitto noi con nostro/a figlio/a?

 Proviamo ad uscire dalla prospettiva del: "Sei sempre il solito!".  Ne siamo davvero certi? Se ci pensiamo questo non è possibile. Noi siamo diversi, le situazioni e i contesti in cui si realizzano i conflitti e le discussioni sono sempre diverse. Cerchiamo di abbandonare la lettura monofocale attraverso degli schemi prefissati e chiediamo piuttosto ai bambini di raccontarci come si sentono.

Cerchiamo di mantenere la calma: la regola del contare lentamente per evitare di “sbottare” è sempre utile, com’è efficace anche delegare al proprio compagno o alla propria compagna, se presenti, finché non ci si calma un pochino. Se ci troviamo già in una situazione che per il bambino è emotivamente carica, tentiamo noi di abbassare i toni, da quello della voce a quello del linguaggio corporeo.

Quando sentiamo che i nostri figli non ci ascoltano, proviamo a capire se la regola che abbiamo dato loro sia davvero comprensibile e chiara. Il limite, il NO, serve per contenere, offrire sicurezza, ma se non è ben definito rischia di diventare inutile e frustrante per entrambi, genitori e figli. E inoltre dovremmo essere consapevoli che “essere sempre ascoltati dai figli è un obiettivo impossibile”; gli obiettivi su cui dovremmo davvero puntare sono l’autonomia, la capacità di stare al mondo, il cavarsela da soli.

Accettiamo di non poter sempre capire cosa abbia scatenato il conflitto, soprattutto quando i bambini sono piccoli. Non è importante trovare una causa, ma piuttosto superare la situazione di criticità. Riconosciamo ai bambini il diritto di poter essere arrabbiati, anche con noi adulti! Questo riconoscimento ci permette di avviare una comunicazione autentica che mira alla vera comprensione di ciò che è accaduto.

Poter avviare un dialogo autentico con loro permettendo di esprimere le proprie emozioni, il proprio sentire è importante, anche per noi adulti, che possiamo accogliere il loro mondo e conoscerlo.

“Una buona educazione dei figli comincia dal cuore dei genitori e poi continua, nello stare vicini ai figli quando la tensione emotiva cresce, quando essi sono spaventati, tristi o arrabbiati. Essere genitori consiste nell’esserci in un modo particolare, quando esserci conta davvero”.  

John Gottman

Per maggiori approfondimenti:

  • "Litigare fa bene", D. Novara, Bur Rizzoli, Milano, 2013
  • "Urlare non serve a nulla", D. Novara, Bur Rizzoli, Milano, 2014

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