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Insegnanti, Educatori, Cura di Sè

Viaggio ad Arte Sella: Opera d’arte tra Cura e Natura

L’Arte come narrazione del prendersi cura dell’altro e di Sé attraverso le metafore.

Grazie ad un viaggio studio a Trento durante il mese di maggio 2018 ho avuto l’occasione di visitare diversi nidi d’Infanzia gestiti dalla “Cooperativa Coccinella”. Già con una amica e collega mi ero immersa in quei luoghi che caratterizzano Borgo Valsugana, essendo lei nata proprio a pochi metri da quel luogo che potrei dire Sacro.

Ritornarci ha voluto dire riprendere quelle emozioni,  vissute allora come esperienza diretta che ha coinvolto tutti i sensi e poterle successivamente riascoltare mentre erano presentate da Giacomo Bianchi, presidente di Arte Sella.

Perché parlare di Arte Sella? Quali connessioni possono esserci tra Arte, Natura, Educazione, Bellezza, Pedagogia e Infanzia?

Il linguaggio semplice e complesso del Presidente ha fatto dentro di me da cassa da risonanza perché ad Arte Sella le Opere vivono con e nella natura da più di trent’anni, esprimendo e rappresentando l’immaginario di ciascun  artista che è allo stesso tempo un tutto con l’ambiente, rispettandolo e comunicando con esso senza mai sovrapporsi comunque ad esso.

L’Opera, perché possa essere generata, ha bisogno di un tempo di gestazione, di essere celebrata, pensata ed immaginata prima di nascere. L’artista si ferma e si sofferma per diventare quel tutto con la natura: sarà proprio quel tempo unico e speciale che farà nascere una relazione diversa dalle altre, una relazione tra la Natura (bambino) e Artista (adulto) nella co – costruzione dei diversi elementi che sbocceranno alla luce di quello che il contesto e i suoi limiti potranno offrire… leggendo il limite come opportunità per riflettere e cambiare prima se stessi e dopo l’altro, per assumere un nuovo punto di vista.

Parlare di Educazione oggi significa avvicinarci alla bellezza ed alla gentilezza perché tutto è opera e arte: solo allenando lo sguardo possiamo veramente scoprirne i valori profondi. Bellezza intesa come ascolto e rispetto dell’altro nelle sue differenze, perfezioni e imperfezioni. Diventa quindi determinante come posiamo lo sguardo e come l’altro viene celebrato entrando in relazione con chi osserva.

Ogni opera raccoglie una storia intesa come ascolto, memoria, traccia per scoprirla e va narrata in modo tale che il vissuto del singolo possa diventare una narrazione di un noi collettivo, così come ogni opera che vive ad Arte Sella comunica con le altre, in una continuità che riesce a dare voce alla bellezza che racchiude questo museo naturale.

Se vogliamo lasciare una traccia è fondamentale poter cogliere e creare un dialogo che abbia come valore la reciprocità, diventando così fondamentale la capacità dell’Ascolto, del poter so-stare. Solo soffermandoci e fissando nella memoria scritta e visiva potremmo dire che la storia dell’altro potrà crescere come elemento generativo e processo narrativo. 

Ma noi adulti, tornando al dialogo metaforico, quanto siamo in grado di comunicare profondamente con i bambini?

Quanto sappiamo chiedere loro quello che veramente desiderano? O invece fa parte delle nostre rappresentazioni e, di conseguenza, l’Opera non nasce nella comunicazione con l’ambiente e la natura, ma è la rappresentazione dei nostri bisogni e aspettative?

Siamo oggi in grado di stare nella sospensione? Sospensione intesa come assenza del giudizio o capacità di attendere. Attendere stando presenti nel presente senza fuggire avanti o voler vedere e avere tutto e subito? Quesiti non rivolti ai bambini, ma a noi educatori che dovremmo essere i loro tutori.

Con questa premessa vorrei leggere alcune delle opere che in quel viaggio Giacomo Bianchi ci ha presentato rivisitandole come significato metaforico di narrazioni di cura. Cura di sé e dell’altro in una lettura pedagogica. Sarebbero tante e tutte con una caratteristica e peculiarità unica, ma lo spazio mi impone di sceglierne alcune senza togliere l’importanza maestosa a quelle che non riuscirò a narrare, ma non per questo meno importanti nella loro bellezza.

1) Struttura giapponese di Atsushi  Kitagawara

La bellezza dell’opera evidenzia come sono le parti vuote a definire la struttura e non i pieni. Cosa significa? Cosa potremmo dire e domandare a noi stessi prima che all’altro? Solo facendo prima spazio dentro di noi potremmo accogliere il mondo interno dell’altro, perché se il pieno offusca  il mondo interno non ci permette di vedere oltre .

Non potremmo essere mai in una relazione di aiuto, bensì rischieremmo di proiettare sull’altro parti nostre. Il vuoto è attesa, sospensione, spazio per far nascere l’immaginazione e la creatività. Un proverbio cinese dice “Non puoi chiedere di riempire la tua tazza se prima non la vuoti“.

Il pieno si costruisce nel vuoto perché è il nostro sguardo che ci permette di creare e immaginare ciò che manca, conoscendo la parte ancora non vista, immaginando prima che si crei, perché la vita è fatta di “pieni di vuoti”, di autonomia e dipendenza, perché una relazione sana dovrà proprio giocarsi in quegli equilibri per sostenere il benessere della vita, sia da un punto di vista biologico, che affettivo e mentale.

Se ci prendiamo un tempo per osservare e scoprire cosa c’è all’interno, senza anticipare nella nostra mente cosa potrebbe esserci, potremmo attraversare quel luogo, individuo come oggetto reale e non da noi idealizzato.

Il vuoto e il pieno evocano movimento e staticità, creando così un dinamismo perenne, alternando ritmo e pausa (entrambi elementi strutturali per il nostro benessere).      

2) Attraversare l’anima di Will Beckers, 2015

L’opera cambia la propria immagine a seconda del periodo, così come il bambino e l’essere umano sono in continua evoluzione.

Gli elementi naturali modificano l’opera, come quando le esperienze e le relazioni che il bambino incontrerà andranno a strutturare la sua fiducia di base e autostima. La parte verde e la parte secca si uniscono in modo naturale e le differenze valorizzano il tutto diventando una complementare all’altra. Cosa c’è oltre a quello che vediamo? Oltre a ciò che ci appare? Solo attraverso l’esperienza in prima persona possiamo saperlo. L’ignoto spesso fa paura e perché possa diventare noto, conosciuto, familiare ciò che non conosciamo, necessita di tempo e quel tempo si trasformerà in esperienza, in vita vissuta. Il bambino per crescere necessita di un adulto che lo accompagni nell’esperienza senza a lui sostituirsi, ma condividendo quello che nel tempo da un Io possa diventare un Noi.

3) Stato d’Animo di Bob Verschueren, 2012

L’uomo deve accettare i movimenti della natura, il suo “stato d’animo” perché volendo imporre il proprio dominio, potrà solo ottenerne o la morte o la ribellione. La natura è in grado di fissare semplici regole che possono far nascere diverse risposte, dalla difesa alla protezione. Quest’opera a seconda del clima, più o meno secco o umido, risponde in modo diverso, ovvero i suoi “aculei” si protendono verso l’esterno o si chiudono a “riccio”. Potremmo dire che a seconda del clima emotivo l’essere umano va verso l’altro o si ritrae: a seconda di come sente l’ambiente si propone o si chiude .

Ci possiamo allora chiedere: quanto sono importanti le prime esperienze che il bambino fa con l’ambiente che incontra? Come un ambiente accogliente, facilitante e nutriente può costruire nel bambino quella fiducia di base che sarà poi detta autostima?

4) Bridge di S.Siegel, 2009

All’occhio appare un tunnel fatto di legno, ma in realtà la materia originaria era la carta. I giornali sono stati sovrapposti a strati senza colla e con il tempo la carta ha rilasciato sul terreno le proprie sostanze, che sono state assorbite creando sempre nuovi strati. L’intreccio tra la carta e il terreno ha reso sempre più forte e solida la materia diventando un tutto e cambiando la molecola.

Nella metafora potremmo dire che il legno (fuori, presente, vicino) conserva la memoria del passato, e pur non vedendola esiste nel profondo, nei ricordi più nascosti, in un dentro lontano. Il presente esiste perché c’è un passato che lo mantiene in vita dandogli Voce e Parola. Sarà sufficiente aprire l’esterno perché si possa vedere l’interno e il ricordo possa riaffiorare. Nei servizi educativi questo ci riporta al tema della documentazione, dell’importanza delle tracce dei bambini. Se non fermiamo e fissiamo i momenti rischiamo di perdere i dettagli e il processo di apprendimento che i bambini ci raccontano nelle loro storie narrative.

5) Il candeliere di acqua piovana di John  Grade, 2018 (Rèservoir)

Quest’opera è nata nel mese di luglio dopo il mio viaggio, ma mi è stata donata da quella cara amica e collega che li ha le radici. Il candeliere di acqua piovana contiene ciò che di più è vitale: l’elemento acqua. L’acqua, unita alla luce del sole, splende nella sua bellezza e permette di creare e donare pace, benessere. Noi siamo un tutto con la natura e la Madre Terra è in grado di accoglierci se non decidiamo di farle la guerra.  La ricerca di senso di quello che accade e il comprenderne il significato ci può ancora permettere di affidarci e fidarci della Vita e quindi di pensare che tutto quello che accade non avviene per caso.

“Ci sono persone che lasciano la loro presenza in un luogo anche quando non ci sono più”

–Andy Goldsworthy–

Alcune delle opere non sono sopravvissute alla furia che si è abbattuta successivamente, nel mese di ottobre, ma averle potute prima fissare e documentare ci ha permesso di trattenere vivi i ricordi. Potrei sostituire il termine “persone” con “elementi vitali” perché incontrare ed addentrarsi in quel Luogo ha voluto dire parlare di Arte Viva… e allora anche ciò che non c’è più può restare.

Restare dentro di noi come memoria e storia.

Oggi Arte Sella è rinata grazie a chi se ne è preso cura fin dal primo momento… così come l’uomo è in grado di far nascere ciò che altri distruggono, anche gli educatori e tutti coloro che si occupano di relazioni di aiuto possono, con amorevole fermezza, accompagnare la crescita dei bambini, nel rispetto e nel riconoscimento delle loro individualità.

A cura della Dott.ssa Licia Vasta, Pedagogista psicoanalitica, Formatrice, Counselor Supervisor, Mediatrice familiare e Coordinatrice di Asilo Nido.

Leggi anche Atelier Aperto: ripensare gli spazi e innovare i contesti educativi per trovare nuove idee e riflessioni di cura e bellezza in natura con bambini e bambine!

Bibliografia:

 Antoine  De Saint –  Exupéry , Il Piccolo Principe, Edizioni Bompiani

 Donal Winnicott, Gioco e realtà, Edizione Armando Editore

 Donalllld Winnicott, Sviluppo affettivo e ambiente, Edizione Armando Editore

A cura di Emanuele Montibeller e Laura Tomaselli, Arte Sella .The Contemporary Mountain, Silvana Editorial

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