
Nonnitudine: uno sguardo alle esperienze plurime
A cura di Dott.ssa Camilla Melchiori, Formatrice ed Educatrice
Quali immagini ti evoca la parola “nonni”?
Personalmente immagino una donna bassetta, con i capelli grigio-bianchi cotonati a nuvola, una faccia tonda, dolce e piena di rughe, un grembiule intorno ai fianchi. Nell’aria un profumo di torta. O un uomo un po’ curvo, con una lunga barba grigia o bianca, degli occhiali tondi, un bastone per camminare, delle bretelle su una canotta bianca. Una pipa.
Queste immagini stereotipate mi fanno sorridere, perché non corrispondono a nessuno dei nonni o delle nonne che conosco o che incontro nei servizi. (O al Plurale? Che conosciamo e incontriamo nei servizi). Anche la relazione fra genitori e nonni mi appariva colorata da una sola sfumatura: quella della frustrazione dovuta alla difficoltà comunicativa. Così viene spesso descritta e raccontata: “i nonni viziano i nipoti” a volte con un sorriso un po’ tirato, altre aperta contrarietà.
Per questo prima di scrivere questo articolo ho voluto fare un questionario, per il quale vi ringrazio! È stato utile per raccogliere le esperienze plurime che caratterizzano questa relazione che, per quanto sfidante, raccoglie infinite risorse per Nonni, Genitori e soprattutto Nipoti! Dalle vostre risposte emergono (anche) esperienze di grande tenerezza, rispetto, sostegno e confronto utili a partire da una solida certezza:
Ogni esperienza è unica ed è utile evitare generalizzazioni. Le vostre testimonianze sono state da ispirazione a diversi pensieri e riflessioni che proverò a trascrivere qui!
Nuova nascita, nuovi ruoli
La nascita di un bambino o di una bambina, soprattutto se è il primo, porta con sé una grande rivoluzione di ruoli all’interno delle dinamiche familiari, che necessitano di nuove collocazioni e nuovi confini. Spesso, infatti, anche se un figlio ha lasciato “il nido” da molto tempo, la nascita di un nipote gli permette il consolidarsi nel suo status di adulto agli occhi dei suoi genitori (a volte anche agli occhi di se stesso/a). Non è scontato infatti che un genitore abbia interiorizzato che il “suo bambino/la sua bambina” sia in grado (e anche bene!) di scegliere consapevolmente per sé stesso, che possa sostenere delle responsabilità e soprattutto che non abbia più bisogno dell’approvazione/opinione genitoriale: ciò non significa che non la desideri più o che non la possa richiedere se vuole.
D’altro canto, ai nonni è richiesto un ruolo a “responsabilità limitata” e questo permette loro di provare una gioia e un entusiasmo nei confronti della nuova vita di cui avere cura “ripulito” dal carico di responsabilità che caratterizza la genitorialità: spesso l’emozione di gioia narrata alla nascita di un nipote vien descritta “più grande” di quando è nato un figlio. E per un figlio, vedere come a suo figlio venga permesso l’impensabile (“Gli ho dato un dolcetto perché a cena non ha mangiato nulla” o regali senza occasioni particolari) può rappresentare una frustrazione, o far riemergere “vecchie ferite” o perché no, anche gelosie! Sia nei confronti del genitore, con cui ha avuto una relazione diversa, magari più autorevole; ma anche nei confronti del figlio, che vede i nonni come un “paese dei balocchi” con cui si può fare tutto, mentre come genitore sta sperimentando la fatica di porre regole e limiti.
Individuare questi sentimenti, e soprattutto parlarne apertamente può aiutare a snodare delle questioni e potrebbero rappresentare un momento di avvio ad un dialogo diverso da un braccio di ferro.
Ognuno ha le sue aspettative (spoiler: spesso non corrispondono)
Quando si aspetta un bambino o una bambina, o quando essə nasce, si delinea nella mente di tutti un “Bambina/o Ideale” immaginato, aspettato, proiettato… questo accade anche per le altre figure di cura. Immaginarsi madre, padre, nonno, nonna è un processo inevitabile dell’attesa.
Da genitori possiamo immaginare come i nostri padri e madri si prenderanno cura di noi, o del piccolo, della nostra famiglia, di come ne faranno parte… ma altrettanto faranno i futuri nonni! Queste aspettative, soprattutto quando non dichiarate portano una grande confusione. È così che la nonna, che immagina che sua figlia le chiederà informazioni e aiuti, si scontra con una nuova madre che ha bisogno di autonomia e di fare da sola per sentirsi capace.
O il figlio che immagina che i suoi genitori avranno piacere a prendersi cura dei nipoti, scopra che i neo-nonni appena pensionati non vedono l’ora di avere del tempo libero da dedicare solo a loro stessi per viaggiare o fare il corso che mai avevano mai avuto il tempo di fare!
Oppure la neo-famiglia che immagina la solitudine dei primi giorni, e i neononni che pianterebbero la tenda in giardino per non perdersi nulla! Può succedere anche che i nonni vivano i nipoti come seconda possibilità, come una nuova occasione per rivivere la propria genitorialità.
Ognuno ha i suoi mondi immaginati, e sono tutti frutto dell’amore. Cerchiamo di fermarci e raccontarci cosa si immagina, esprimendo i bisogni dell’altro e ascoltando: può essere un primo passo per costruire una relazione che faccia sentire tutti bene, o per trovare delle mediazioni! Il focus rimane sui ruoli di tutti che vanno rispettati… soprattutto il bisogno fisiologico dei ritmi di un neonato o il sentire di una madre che ha appena affrontato una grande fatica e ha bisogno di riposo!
Non va dimenticato, inoltre, che sono i genitori a impostare una linea educativa per il loro bambino o bambina, su cui è possibile confrontarsi, trovare o meno delle accettabili eccezioni, raccontarsi le motivazioni di queste scelte così che possano essere comprese. Ma in virtù di una indispensabile coerenza educativa, soprattutto su alcuni temi che per i genitori sono importanti, è necessario rispettare i ruoli di ognuno.
Può essere utile porsi una domanda: è strettamente necessario per la crescita sana del bambino che sperimenti quel comportamento “vietato”? E’ fondamentale per noi utilizzare questo strumento per gestire determinate situazioni o è possibile trovare delle alternative?
A partire da queste risposte è possibile avviare delle riflessioni condivise!
Facciamo un esempio concreto: dei genitori scelgono che Timothi, il loro bambino di 18 mesi, non sia esposto al cellulare fino ai 3 anni di età. Capita che scoprano che talvolta i nonni abbiano fatto vedere a Timothi il cellulare.
Cosa ne pensate? Quali sono le motivazioni alla base di questa scelta? E’ strettamente necessario per Timothi vedere un video a 18 mesi? E’ stato un gesto leggero, fatto senza pensarci troppo oppure uno strumento in emergenza perché erano in fila alle poste e Timothi urlava molto forte, a lungo e non sapevano più come gestirlo?
Non ci sono risposte giuste o sbagliate, ma ci dovrebbe essere sempre la volontà di ascoltare l’altro e di mettersi nei suoi panni! E soprattutto di esprimere con chiarezza i propri bisogni e i propri sentimenti senza accuse: di questo parleremo in seguito.
La Genitorialità è cambiata
Un altro tasto dolente nella relazione con i nonni riguarda le nuove scoperte, i nuovi studi e le nuove conoscenze che hanno radicalmente cambiato lo sguardo sull’infanzia. “Piangere fa gli occhi belli”, “Lascialo piangere che si fa i polmoni”, “Con i cibi solidi si soffoca”, “Ai miei tempi non si usava il seggiolino in macchina” sono solo alcune delle credenze che gli studi sul neurosviluppo hanno spazzato via.
Inoltre, diventare genitori spesso si accompagna ad una preparazione anche teorica, che ai tempi dei nonni era tramandata per via orale, nella narrazione delle esperienze di altre madri, nei racconti della propria madre, dalla rete di comunità più intime e raccolte di quelle odierne. E parlo volutamente al femminile, perché anche il ruolo del padre ha subito grandi variazioni: la nascita di un bambino non è più una questione femminile! (Questo ha ricadute anche sul Neo Nonno, che può ritrovare una relazione di tenerezza diversa da quella sperimentata con i suoi figli.)
I neo-genitori odierni invece spesso studiano sui libri (a volte anche troppo ma questo è un altro articolo!), frequentano corsi, si informano sui social dove pullulano gli esperti.
L’incontro fra queste sapienze diverse spesso crea attriti e incomprensioni: da una parte genitori più “intransigenti” dall’altra nonni che si sentono giudicati nel loro modus operandi (“io ho sempre fatto così, siete cresciuti lo stesso”).
Anche qui il punto non è trovare chi ha ragione, quanto più trovare un punto di equilibrio! Ci sono informazioni che non sono opinioni personali, ma frutti di studi! Per fare un esempio di cui spesso nasce una diatriba, il fatto che Pc, tablet, tv o qualsiasi schermo non andrebbero essere messi a disposizione prima dei due anni di età è stato ampiamente dimostrato ed è indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; così come il tempo in cui un bambino dovrebbe dormire per la sua salute e la sua crescita! (Guidelines On Physical Activity, Sedentary Behaviour And Sleep For Children Under 5 Years Of Age -World Health Organization) Su queste informazioni non possiamo scendere a compromessi, né affidarci al “si è sempre fatto così”. Può essere utile raccontarsi il perché di certe scelte, le motivazioni, lasciar spazio al racconto di alcuni bisogni accogliendo anche l’esperienza altrui! Cerchiamo di restare aperti all’ascolto, sospendendo il giudizio.
Da una nonna o un nonno di 75 anni che passano tutta l’estate con i loro nipoti possiamo aspettarci (o possiamo chiedere) di svolgere ogni giorno attività interessanti, acculturanti, intriganti creative? Possiamo accettare qualche sgarro in più?
Ricordiamoci sempre che i bambini sanno perfettamente riconoscere che contesti diversi significa regole diverse, anche se questo non significa che delle regole condivise non ci possano essere!
Accettare o meno un compromesso rimane poi una scelta autonoma di ognuna delle parti, con le conseguenze che questo comporta! Scegliere di iscrivere un bambino alla scuola estiva, per esempio, implica un costo economico e magari vedere meno il nipotino.
Anche la nonnitudine è cambiata!
Anche il diventare nonni è cambiato. Spesso i nonni lavorano ancora e non rappresentano più quella “rete di sicurezza” sempre disponibile. Magari abitano in città lontane, o sono appena andati in pensione, sono molto anziani, o molto giovani. Pensare che quando diventeranno nonni i nostri genitori organizzeranno la loro vita su questo nuovo ruolo è un paradosso! La società moderna, che ha ridato valore anche al desiderio, all’autoaffermazione dei propri bisogni, ha permesso a molte persone di riscoprirsi!
È egoista dire “non posso tenere il bambino perché ho il corso di pittura creativa”? o “Dal 10 giugno noi andiamo in vacanza!!” o sono scelte legittime? Tutto dipende dal nostro sguardo! Non è possibile pretendere dai nonni una presenza gratuita e incondizionata, è possibile fare richieste a cui possiamo sentirci rispondere sì oppure no.
E’ legittimo scoraggiarsi, sentirsi arrabbiati o frustrati perché è sempre più difficile conciliare la vita lavorativa a quella professionale, ma non è legittimo addossare delle colpe.
Comunicare i nostri bisogni, ascoltare, Sospendere il Giudizio
Tutti questi sentimenti hanno prima di tutto bisogno di essere ascoltati, capiti e visti, da entrambe le parti.
Individuare questi sentimenti, parlarne apertamente può aiutare a snodare delle questioni: potrebbero rappresentare un momento di avvio ad un dialogo diverso da un braccio di ferro. Sospendere il giudizio, evitare le accuse, non avere fretta di interpretare un comportamento sono essenziali per un dialogo di cuore.
Come ci insegna Marshall B. Rosenberg, ideatore del “Linguaggio Giraffa” o Comunicazione non violenta, per far si che il dialogo non diventi una battaglia dove tutti si sentono colpiti è utile esprimere i nostri sentimenti e comprendere quali sono i reali bisogni alla base dei nostri sentimenti, partendo da un’osservazione il più oggettiva possibile dei fatti. Per esempio, dire “Pierino ha guardato la tv, ti avevo chiesto di non fargliela vedere. Questo mi fa sentire arrabbiato/deluso.” È diverso da “Tu fai sempre quello che vuoi e non mi ascolti mai.”
Piuttosto di “Non capisco il perché di alcune vostre scelte educative. Sento di non avere la vostra fiducia” suona diverso da “Volete sempre fare come dite voi, siete troppo rigidi”.
Sono incipit diversi che possono davvero avviare una comunicazione diversa.
Attenzione però: esprimere i nostri bisogni all’altro non significa che sicuramente sarà disposto a soddisfarli secondo le nostre modalità o le nostre richieste. Il nostro interlocutore/ interlocutrice potrà formulare ciò che è disposto o non disposto a fare: da questo punto può iniziare la mediazione! Partiamo da episodi concreti, evitando di generalizzare e tendiamo sempre l’orecchio a ciò che sentiamo dentro! E’ per il fatto in sé che stiamo discutendo? O per vecchi rancori, vecchie ferite, bisogni di sentirsi ascoltati, rispettati, capaci? Questi sentimenti possono essere la nostra bussola!
Ricordiamo sempre che al centro dell’azione di tutti c’è un bambino o una bambina che ha la fortuna di beneficiare di relazioni diverse, con modalità diverse e stili di vita diverse: tutte sfumature che possono ampliare il suo bagaglio di conoscenza! Litigarsi il suo amore significa investirlo di un peso non necessario. Genitori e nonni rappresentano per lui o lei figure importanti, di accudimento, cura amore e di riferimento, pur nelle loro diversità! Relazioni che lo possono arricchire e che sono per lui o lei occasioni di ampliare lo sguardo e conoscere nuovi e diversi modelli di famiglia, di cura.
La cosa interessante, parlando con nonni o con genitori, è che il bisogno di sentirsi ascoltati, di essere riconosciuti, di essere utili, di “fare la cosa giusta” sono comuni da entrambe le parti!
Partiamo quindi dal sentire comune più che dalle differenze, sarà più facile costruire un sentiero su cui camminare insieme! Auguro a tutte e tutti voi un buon cammino condiviso, fatto di dialogo autentico, intese cercate con cura e, perché no, qualche passo fuori percorso!"
Ps. La relazione fra nonni e nipoti è garantita dall’ Articolo 317-bis del Codice civile!
Bibliografia
- “Nuovi nonni per nuovi nipoti. La gioia di un incontro” , Silvia Vegetti Finzi, ed. Mondadori
- “Si fa presto a dire nonni” , Silvana Quadrino e Mauro Doglio, Edizioni Uppa
- “Genitori e nonni: Alleati o Rivali?”, Vittoria Cesari Lusso, Edizione Erickson