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Il Gioco Euristico: opportunità e scoperta

A cura di Dott.ssa Camilla Melchiori, Educatrice e Formatrice

“Il mio bambino gioca con tutto, meno con i suoi giochi” è una frase che sentiamo dire spesso dai genitori… ed è a partire da questa osservazione che Elinor Goldschmied ha pensato e sviluppato la proposta del Gioco Euristico, descritta nel suo libro “Persone da Zero a Tre Anni.“

Che cos’è il Gioco Euristico?

Dal momento in cui il bambino inizia a muoversi in autonomia, periodo cruciale della vita che Mahler definisce come “avventura amorosa con il mondo”, si lancia alla scoperta di tutto ciò che lo circonda, finalmente autonomo e libero di scegliere e raggiungere ciò che lo incuriosisce, senza la mediazione dei genitori o degli educatori.

Questa esplorazione diventa il principale interesse per il bambino ed è proprio per rispondere al suo forte desiderio di conoscenza e di scoperta che possiamo proporre il Gioco Euristico.

La parola “euristico” deriva dal verbo greco Eurisko che significa “riuscire a scoprire o a raggiungere la comprensione di”.

Alla base di questa proposta vi è la convinzione che i bambini possano costruire delle conoscenze circa spazi, oggetti e materiali in totale autonomia, se viene loro data la libertà e la possibilità di sperimentarsi in contesti che stimolino la curiosità.

Il gioco euristico consiste nel mettere a disposizione dei bambini una grande quantità di oggetti e un numero abbondante di contenitori (almeno tre per bambino, se siamo al nido), lasciando che essi sperimentino in modo spontaneo e autonomo, limitando il più possibile il nostro intervento di adulti.

La proposta la si può pensare sia a casa che al nido; in quest’ultimo caso è consigliabile organizzare gruppi non troppo numerosi (al massimo 8 bambini).

Il merito più grande di questo tipo di attività è quello di non avere “una ricetta” universale, ma di offrire delle indicazioni che possano essere modificate e adattate alla propria realtà, mettendo in gioco non solo la creatività dei bambini ma anche quella del genitore o dell’educatore, che potrà sperimentarsi nella raccolta del materiale, nel come proporlo e nel come modificarlo.

“Il Gioco euristico è un approccio, non una ricetta”  E. Goldshmied

E’  un’attività con costi molto contenuti, se non addirittura assenti, che sfrutta gli oggetti naturali, di riuso o reperibili in casa. La caratteristica principale del materiale è quella di essere libero, destrutturato, che non ha uno scopo preciso o un utilizzo univoco, ma che si svela agli occhi del bambino come un oggetto nuovo, interessate, pieno di potenzialità tutte da scoprire! Gli oggetti proposti, anche se conosciuti dai bambini, essendo slegati dal loro utilizzo abituale, possono infatti essere reinventati e riscoperti.

 

Come organizzare questo tipo di attività?

E’ necessario innanzitutto raccogliere i materiali, almeno 15 tipi diversi di oggetti; ogni tipologia va riposta in una sacca di stoffa chiusa da un laccio (una misura di circa 40cmx50cm). Sul sacchetto dovrebbe poter essere riconoscibile il contenuto attraverso delle fotografie, dei disegni o delle “finestrelle” che permettano di vederne l’interno.

L’indicazione della Goldschmied sarebbe quella di appendere le sacche in un ampia parete libera, ma se questo non è realizzabile non significa che non potranno essere trovate soluzioni altrettanto interessanti: un cassetto vuoto in cucina, un carrello diviso a scomparti, un mobiletto in salotto svuotato ad hoc… Fantasia e creatività  potranno rendere ancora più speciale questa occasione di gioco!

Gli oggetti e i contenitori

In ogni sacca gli oggetti devono essere abbondanti, circa 50/60 pezzi e per ogni tipo di oggetto (per esempio palline, catenelle…) è necessario far attenzione a individuare la maggior varietà di caratteristiche possibili degli stessi, così da offrire la più ampia gamma di stimoli sensoriali. Attenzione quindi a colore, misura, materiale, consistenza, superficie, peso…

Nella raccolta l’adulto potrà sperimentare un vero e proprio cambio di sguardo, che permetta di vedere occasioni di apprendimento anche negli oggetti più semplici.

Ovviamente se la proposta viene pensata per casa non è necessario raccogliere così tanti oggetti, ma è comunque importante che siano numerosi (circa una decina) e diversi fra di loro per le caratteristiche di cui sopra. Altrettanta attenzione va data alla ricerca dei contenitori, che dovranno essere abbondanti quanto diversi.

Nella raccolta dei materiali e dei contenitori possiamo coinvolgere nonni, zii e amici, creando una vera e propria rete di raccoglitori! Anche al nido è possibile rendere partecipi le famiglie valorizzando le professioni e le passioni di ognuno: tubi da elettricista, da idraulico, palline da tennis, scarti di legno… sarà anche un’occasione per condividere con i genitori il senso e le potenzialità di questo tipo di proposta.

Il gioco

Per ogni sessione di gioco si andranno a scegliere 5 tipi di oggetti diversi, facendo attenzione che questi possano dare vita a varie combinazioni, oppure se non è la prima volta possiamo basarci sulle osservazioni fatte precedentemente: cosa fa mio il bambino? Quali oggetti lo interessano maggiormente? In cosa investe le sue energie?

Grande importanza assume anche il come decidiamo di proporli: un materiale disposto in maniera ordinata risulta sicuramente molto più accattivante; al nido ad esempio, disporre gli oggetti sfruttando tutto lo spazio a disposizione, può far si che diminuiscano i conflitti, evitando che i bambini si concentrino tutti in un unico punto.

L’adulto ha quindi il delicato compito di predisporre un ambiente che incuriosisca il bambino e che al tempo stesso sostenga la sua autonomia, mantenendo un atteggiamento rispettoso e non invadente. E’ importante che come genitori o come educatori sosteniamo l’esperienza dei bambini con la nostra presenza, astenendoci dall’intervenire se non è strettamente necessario.

Ricordiamoci che scegliere cosa e come fare qualcosa con gli oggetti è compito del bambino: rispettiamo il suo fare, il suo non fare, i tempi sospesi di attesa e riflessione… in altre parole fidiamoci di lui e della sua competenza!

Durante il gioco cerchiamo di ascoltarci e riflettere sul nostro agire: per l’adulto può essere molto difficile mettersi in osservazione, senza intervenire, ma è molto importante per lasciare davvero spazio all’azione del bambino. Mentre i bambini sperimentano è possibile riordinare gli angoli o i materiali che in quel momento non sono utilizzati, per ridestare l’interesse, oppure sostituire qualche materiale, facendo sempre attenzione a non disturbare la loro attività.

La sessione di gioco dovrebbe durare circa un’ora, ma i tempi dipendono molto dall’attenzione di ognuno: cerchiamo di rispettarli e di lasciare libera la sperimentazione fino all’esaurirsi dell’interesse.

Quando si organizza una sessione di Gioco Euristico è necessario anche tener presente un tempo per il riordino, momento che riveste molta importanza, sia perché permette al bambino di interiorizzare la chiusura dell’attività e sia perché sostiene l’attesa e la previsione di ciò che succederà dopo. Il riordino non è solo quello fisico del materiale e degli oggetti, ma è anche quello del mondo interiore, delle emozioni e dei pensieri nati e vissuti durante l’esperienza.

Se ci troviamo al nido, durante questo momento l’educatore ha il compito di coinvolgere i bambini che hanno terminato, rispettando il più possibile quelli ancora in attività, utilizzando un linguaggio semplice e chiaro, con frasi brevi e riferite ad azioni concrete (es. “Mettiamo le palline dentro al sacchetto”). In questo modo andremo anche a sostenere lo sviluppo del linguaggio, dando un nome a oggetti con cui hanno appena fatto esperienza diretta.

Finita la sessione di gioco l’adulto dovrà sempre controllare che il materiale sia ancora integro e sicuro, andando a sostituire eventualmente ciò che si è rotto o a lavare gli oggetti che necessitano di essere sanificati, cosicché sia pronto per la volta successiva!

Vediamo ora, praticamente, che cosa fanno i bambini e le bambine durante una sessione di gioco euristico:

Selezionano, discriminano, paragonano, mettono in serie, infilano, sfilano, travasano, fanno rotolare, mettono in equilibrio…. ma non solo!

Oltre a sviluppare la competenza fine motoria e la coordinazione oculo – manuale, il gioco euristico permette di incrementare le capacità di attenzione e concentrazione e di esercitare il pensiero divergente, direttamente coinvolto nelle competenze di problem solving.

Il pensiero divergente è una modalità di pensiero che genera soluzioni molteplici e ingegnose per uno stesso problema, ed è connesso ad una mente creativa, elastica e flessibile. Una mente in grado fare una lettura di un problema, pensare a tutte le possibili soluzioni e infine individuarne quella più funzionale alla risoluzione dello stesso.

Nel gioco euristico i bambini costruiscono le loro conoscenze procedendo come piccoli scienziati, con prove ed errori: hanno infatti la possibilità di sperimentare il metodo scientifico, elaborando delle tesi, facendo delle prove e verificando attraverso degli esperimenti se le loro idee sono realizzabili o meno.

La materia stessa permette loro di capire cosa può essere fisicamente possibile e cosa no: è la materia che “educa” il bambino, senza che sia necessario l’intervento dell’adulto.

Un’osservazione interessante che possiamo fare durante le sessioni di gioco è che i tentativi che non vanno a buon fine spesso non provocano frustrazione, ma aprono l’esperienza a nuove sperimentazioni!

La scelta del materiale

Ecco una lista di materiali che possiamo raccogliere e proporre durante le sessioni di gioco:

  • Pon-pon di lana;
  • Sacchettini (trasparenti, di stoffa, di iuta, di cuoio…);
  • Scatoline (di cartone da gioiello, in eco pelle, di latta, piccole/grandi, di forme diverse);
  • Cilindri di cartone (di scarto industriale, ma anche anime di carta igienica e scottex);
  • Nastri di velluto, di seta, pizzo;
  • Scarti di legno (purchè siano levigati adeguatamente);
  • Chiavi vecchie, legate in mazzi;
  • Coperchi di barattoli in metallo;
  • Conchiglie (controllare sempre che i bordi non siano taglientiì);
  • Noci grosse;
  • Tappi (di bottiglia in sughero, ma anche quelli grandi dei detersivi);
  • Pigne;
  • Anelli per le tende;
  • Mollette per il bucato;
  • Bigodini di diverse misure;
  • Palline (da tennis, cave, piene, pesanti leggere…);
  • Catenelle di diverse maglie e lunghezze;
  • E infine… barattoli e contenitori di diverse misure e materiale;

La raccolta del materiale è una fase che richiede anche un tempo da dedicare alla riflessione: guardare un bambino che maneggia questo oggetto come mi fa sentire?

Ogni materiale evoca in ognuno di noi sensazioni diverse; anche la percezione di sicurezza può quindi variare da persona a persona: un materiale può far sentire tranquillo/a me, ma non il mio o la mia collega, o farmi sentire sicuro/a a casa con il mio bambino ma non altrettanto al nido…

Offrire oggetti che facciano sentire in primis noi adulti a nostro agio permette di trasmettere serenità al bambino, soprattutto in una fase della vita in cui il suo principale riferimento emotivo sono i genitori e gli educatori. Al contrario se percepisse la nostra tensione potrebbe pensare di essere in una situazione non sicura o “di star sbagliando qualcosa” e confondere il nostro disagio per disappunto.

Che tipi di materiale voglio offrire?

Le indicazioni date dalla Goldschmied parlano soprattutto di materiale naturale e non è difficile intuirne il motivo: la sua caratteristica principale è quella di offrire un’ampissima varietà di stimoli sensoriali, coinvolgendo tutti e cinque i sensi.

“La tendenza alla creazione è sempre inversamente proporzionale alla semplicità dell’ambiente”  Vygotskij.

E la plastica? È quindi da evitare completamente?

La plastica potrebbe ampliare la varietà della proposta, offrendo delle possibilità percettive diverse: non vogliamo quindi demonizzarla, ma è comunque necessaria una riflessione approfondita che guidi le nostre scelte educative.

E adesso… tocca a voi! Auguro a tutti e tutte buone sperimentazioni!

Leggi anche il nostro articolo riguardante Il Cestino dei Tesori, il predecessore del Gioco Euristico!

Bibliografia:

  • Elinor Goldschmied e Sonia Jackson, Persone da zero a tre anni. Crescere e lavorare nell’ambiente nido  2002  Ed. Junior
  • Cristina Cardo, Berta Villa e Silvia Vega, 2016, Giochi e esperimenti al nido. Attività di manipolazione, esplorazione e scoperta Ed. Erickson
  • Monica Guerra (a cura di), 2017, Materie intelligenti, Ed. Junior
  • Silvia Mozzi, Preziosi e silenziosi tesori, Articolo Rivista Bambini, Ottobre 2018

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