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Genitori, Educatori

É arrivato il momento di lasciare il pannolino?

A cura di Dott.ssa Marisol Trematore, Consulente Pedagogica e Pedagogista 

e Dott.ssa Francesca Zanella , Consulente Pedagogica e Pedagogista

Abbandonare il pannolino è un passo molto importante e significativo. Ovviamente i riferimenti temporali sono assolutamente indicativi, in quanto ogni bambino è diverso dall’altro sia a livello di “tempi” personali sia come storia evolutiva e di vita.
Non servono i confronti con altri, come non serve prendere alla lettera ciò che sentiamo dire.

La cosa più importante è NON ANTICIPARE I TEMPI. 

Il controllo degli sfinteri si raggiunge verso i 24 mesi (il bambino in questo momento è fisiologicamente pronto), quando si ha il controllo volontario della vescica e dell’intestino. Infatti bambine e bambini devono raggiungere la maturazione del sistema nervoso centrale, da cui dipende anche la PERCEZIONE dello stimolo (alcuni indicatori di questo sviluppo sono conquiste apparentemente scollegate come il salire e scendere le scale da soli, senza appoggiarsi e alternando i piedi, la capacità di manipolare e utilizzare con sicurezza determinati oggetti, come un cucchiaio). Essere fisiologicamente pronti non significa esserlo anche emotivamente o psicologicamente.

Se vediamo che il bambino può essere pronto, armiamoci di un po’ di pazienza e agiamo con tranquillità e sicurezza. Essere sicuri e calmi lo aiuterà a sentirsi protetto e sostenuto in questo passaggio. E’ una conquista che può fare solo se accompagnato da adulti sicuri che lui “ce la possa fare”.

Alcuni segnali che indicano che il bambino può essere pronto a togliere il pannolino:

  • Il bambino inizia ad essere sempre più regolare nel fare pipì e rimane asciutto: significa quindi che inizia a controllare;
  • Indica il pannolino quando è bagnato o dice quando la fa (questo significa che inizia ad avere consapevolezza di ciò che accade al suo corpo);
  • Dimostra interesse per il water o per il vasino (fa domande, ci vuole salire e giocare ecc);

Se questi passaggi avvengono nei tempi giusti (per il bambino) sarà del tutto naturale, come imparare a camminare o a fare le scale. L’importante, come adulti, è cercare di cogliere quei segnali che ci fanno capire che il bambino potrebbe essere pronto. Questa è una delle conquiste di autonomia più grandi e come tale va considerata e accompagnata.

Oltre ad essere pronti da un punto di vista fisico i bambini devono imparare a riconoscere lo stimolo, andare in bagno in tempo utile, abbandonare una cosa che hanno da quando sono nati e affrontare un posto misterioso: il water (o vasino). Inoltre devono iniziare a percepire e riconoscere tutta una serie di percezioni interne ed esterne al proprio corpo. E questo rende il raggiungimento di tale autonomia “delicato”.

Evitiamo di fare questo passaggio se ci sono fratelli appena nati, in arrivo o altri importanti cambiamenti; possiamo prorogare per qualche tempo l’eliminazione del pannolino, che per il bambino ha anche un grande valore di cura; egli ha bisogno di stabilità e routines da cui attingere sicurezza per affrontare questo cambiamento.

Se abbiamo iniziato i tentativi e ci accorgiamo che il bambino inizia a rifiutare di sedersi sul water oppure vuole con insistenza il pannolino, o piange se gli si chiede se gli scappa ecc., lasciamo subito stare e rinviamo di qualche settimana o più il passaggio. Togliamo il pannolino per qualche ora durante il giorno e durante il sonnellino pomeridiano; dopo un po’ di giorni – senza alcuna fretta – in cui il bambino si sveglia asciutto, possiamo toglierlo anche durante la notte.

Nei mesi caldi lasciare il pannolino è più facile: egli può stare nudo e percepirsi maggiormente ed entra in contatto più facilmente con elementi naturali che riportano al prodotto del proprio corpo (sabbia, terra..); le prove “senza pannolino” diventano anche più gestibili dai genitori. Molti sono i bambini che abbandonano il pannolino d’estate.

Vasino o water? Dipende dall’autonomia del bimbo e dalla possibilità di farlo accedere al water comodamente. Comunque, sia il vasino sia l’eventuale sgabello per salire devono essere stabili, facili da prendere e oggetti a lui familiari.

Imparare a controllare pipì e cacca sono passi indipendenti: solitamente il controllo della cacca avviene una volta consolidato quello della pipì. La cacca richiede una maggior capacità di “lasciarsi e lasciar andare”.

Vedere pipì o cacca nel water o nel vasino è “forte” per il bambino perché “perde” una parte di sé stesso e si trova a doversi confrontare con la realtà presente fuori dal suo corpo. Entrano in gioco emozioni e sensazioni profonde, che hanno a che fare con il “dentro e il fuori”. Chi frequenta l'asilo nido poi, può essere facilitato perché vede e imita gli amici e la famiglia è sostenuta e accompagnata dagli educatori.

Far fare al bambino esperienze di manipolazione in questa fase è importante: la terra, l’acqua, l’argilla, la sabbia, sono tutti elementi naturali che lo aiutano il a percepirsi e a conoscersi di più. Inoltre, la sperimentazione con questi materiali è strettamente legata, a livello profondo (emotivo e psicologico) all’uomo, alle sue funzioni fisiologiche (oltre che ad avere somiglianze nella loro consistenza, materialità). Un altro gioco che possiamo fare con il bambino è quello con le bambole: attraverso il gioco simbolico egli potrà rappresentarsi ed interiorizzare alcuni gesti e azioni di cura (es. la bambola che fa la cacca- pongo marrone- la cambio, le tolgo il pannolino, la porto sul water ecc). Esprimiamo rinforzi positivi quando la bambola resta asciutta o fa la pipì nel water. Altri giochi consigliabili sono quelli di travaso, o con scatole che diventano tane ad es., in cui il bambino possa sperimentare l’azione “dentro-fuori”.

Anche gli albi illustrati possono essere dei grandi mediatori, in grado di aiutare i bambini nella rielaborazione dei propri vissuti, ma ci teniamo a sottolineare il fatto che non sostituiscono i “tempi”, l’individualità e l’esperienza di ogni bambino. Sono però un buon accompagnamento durante la fase del controllo sfinterico: ne esistono tanti che trattano questo argomento (vedi bibliografia). 

Evitiamo di arrabbiarci per gli insuccessi, (se di insuccessi possiamo parlare), ma esprimiamo approvazione quando il tentativo va a buon fine, senza enfatizzare troppo. Apprezziamo i progressi che i bambini fanno nell’avvertirci sempre un po’ prima, anche se non riescono ancora a farlo nel giusto tempo per rimanere completamente asciutti! Ricordiamo che un incidente di percorso può accadere e non scoraggiamoci e non umiliamoli, anzi… rassicuriamoli!

Evitiamo di parlare delle produzioni in tono troppo negativo, altrimenti i bambini si convinceranno che il loro corpo produce cose sgradevoli. Cerchiamo di non lasciare loro addosso le mutandine bagnate. Non devono essere puniti o mortificati per questo: stanno imparando e quello di cui hanno bisogno è un sostegno.

Se i bambini ci chiedono di andare in bagno, ma non fanno nulla, NON arrabbiamoci: hanno bisogno di esperienza per riconoscere lo stimolo e all’inizio ci potranno essere falsi allarmi.

Cerchiamo di portarli all’autonomia gradualmente, accompagnandoli. Dai due anni i bambini raggiungono il bagno, riescono ad abbassare le mutandine, sedersi e alzarsi in modo autonomo. Ma se ci chiedono di stare con loro, facciamolo. Ricordiamoci di tirare lo sciacquone solo dopo averlo comunicato loro e quando si sono alzati dal water e magari lasciamo che siano loro a farlo. Non stupiamoci se le prime volte non vogliono tirarlo: vedere risucchiata una propria produzione può essere anche un pò angosciante.

In questo periodo scegliamo dei vestiti “comodi”, per favorire l’autonomia (evitiamo ad esempio salopette o indumenti difficili da togliere);

Ricordiamoci che anche per il bambino quello del bagno è un luogo e un momento intimo: cerchiamo fin dall’inizio di abituarlo a viversi come tale questa routine; ha bisogno di ritrovare oggetti conosciuti e uno spazio tranquillo, ordinato, dove poter stare: in questo modo riconoscerà quel posto e lo attribuirà a quel preciso bisogno.
Dovremmo dare a questa routine la stessa valenza che diamo al sonno o al pasto.

Ci sono bambini che compiono i due anni e mezzo o tre e non sembrano minimamente interessati alla questione, come se fossero semplicemente un po’ pigri. In questi casi, passati i due anni e mezzo, è legittimo da parte dei genitori (o degli educatori del nido) tentare di stimolarli. Non si tratta, in questi casi, di bambini che si oppongono, ma semplicemente sembrano un po’ distratti, non incuriositi dalla questione. Esistono, naturalmente, molte altre situazioni intermedie, ed altre in cui non è così facile fare dei tentativi… In questi casi occorre una valutazione specifica e piu globale del caso.

Seguiamo i tempi reali del bambino, accompagniamolo, senza sostituirci a lui. Buone autonomie!

 

Bibliografia degli albi illustrati

  • “BASTA PANNOLINO”- E. Nava, D. Guicciardini, Lapis Edizioni
  • “CACCANIMALI”- B. Charlat, Ape Junior
  • VOGLIO IL MIO VASINO”- T. Ross, Lapis Edizioni
  • LE CACCHE DEL CONIGLIO”- Pittau, B. Gervais, Il Castoro
  • “CHI ME L’HA FATTA IN TESTA?”- Holzwarth e W. Erlbruch, Salani
  • “NO, IL VASINO NO!”- S. Blake, Babalibri
  • POSSO GUARDARE NEL TUO PANNOLINO?”- V. Genechten, Clavis

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