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Insegnanti, Educatori

Dove tutto è cominciato: una bella storia di Rimodulazioni Spaziali

A cura di Dott.ssa Camilla Melchiori, Formatrice ed Educatrice 

e di Dott.ssa Marisol Trematore, Pedagogista, Formatrice e Counselor Relazionale

Ci sono storie che iniziano con “c’era una volta”, una principessa, un drago, un villaggio.

La storia delle Rimodulazioni Spaziali è iniziata al bar di una spiaggia sul Lido di Volano, nel ferrarese.

Ci siamo interrogati molto su come raccontare questa storia, che viviamo come l’inizio di un percorso di ricerca che tutt’ora ci accompagna come team e come professionisti. La storia di un’esperienza lavorativa che ci ha trovati pronti ad accogliere l’inatteso, colmi di entusiasmo ma anche di dubbi e perplessità.

Potremmo iniziare dalle “neurobiglie” sulla spiaggia... oppure dai pranzi post lavoro durati dalle 3 alle 4 ore… Ma forse è meglio cominciare dal principio:

Che cos’è la Rimodulazione Spaziale?

Potremmo semplicemente dire che si tratta di “spostare dei mobili”, ma l’esperienza delle rimodulazioni spaziali è molto più profonda, un viaggio che porta alla luce i valori dei servizi educativi, attraverso una predisposizione di arredi e materiali che veramente li possano rappresentare.

E’ un percorso di ricerca di coerenza fra i pensieri dei gruppi di lavoro, i valori pedagogici dichiarati nei progetti e gli ambienti concreti che li caratterizzano. Un cammino che necessita di un accompagnamento puntuale e sartoriale nei singoli servizi educativi da parte di un formatore o di una formatrice che sappia abbracciare le criticità, accompagnare i pensieri e dare valore al ruolo dei professionisti, come esperti del loro servizio e dei bambini e delle bambine che lo abitano.

Si tratta di un processo destinato a non concludersi mai, perché per diventare un “luogo emotivamente connotato” lo spazio deve necessariamente evolvere insieme ai bambini e ai professionisti che lo abitano: i bisogni, gli interessi, i giochi, le piste progettuali mutano nel corso dell’anno e con essi dovrebbe mutare anche l’ambiente di apprendimento. Un percorso che richiede uno sforzo “creativo e riflessivo” prima ancora che fisico, “immaginativo” prima che economico: la rimodulazione non è una ristrutturazione dove si butta il vecchio per fare largo al nuovo, ma una “reinvenzione degli spazi”, dei mobili che abbiamo a disposizione, un cambio nello sguardo con cui si guarda ciò che c’è, proiettati a quello che può diventare.

Questo non solo in un’ottica di risparmio e di riuso creativo, ma soprattutto per sostenere il valore di sostenibilità, il rispetto per ciò che abbiamo già e che può riprendere vita.

Una progettazione in divenire 

I nostri interventi di rimodulazione spaziale non si possono dire conclusi quando lasciamo un servizio: mirano più a condividere un metodo di osservazione e di azione, che potrà essere poi applicato da insegnanti ed educatori ogni volta che se ne sentiranno il bisogno.

La collaborazione con il team di Coordinatori e Coordinatrici di Fism Ferrara ha dato il via a questo nostro percorso di ricerca, che poi abbiamo portato avanti in molti altri servizi educativi del Nord e Centro Italia. La ricerca è iniziata nel 2020 e si è caratterizzata da percorsi di formazione aperti a insegnanti ed educatori/educatrici, da laboratori proposti a famiglie e bambini sul filo conduttore del gioco in natura e dei materiali destrutturati, proposti in diversi nidi e scuole dell’infanzia.

A Luglio 2023 il bisogno era quello di rimodulare 7 servizi e sin dalla fase di progettazione ci siamo posti diverse domande, che ci hanno poi guidati nell’organizzazione dell’impianto metodologico e formativo: come armonizzare e allineare il pensiero e il lavoro di sei formatori diversi? Come progettare degli interventi efficaci? Come condividere i paradigmi su spazi e materiai necessari a stabilire una base comune con insegnanti, educatori e coordinatori?

Dopo molte telefonate, riunioni, zoom e pensieri condivisi si è pensato ad un percorso che ha intrecciato diversi momenti. Abbiamo previsto giornate di Formazione e di sperimentazione di materiali inusuali, perché ancorare ogni apprendimento all’esperienza resta il nostro cavallo di battaglia.

Sono state poi progettate delle giornate di Osservazione puntuale nei diversi servizi, utili per chiarire il punto di partenza e avviare un pensiero trasformativo: scegliere i luoghi da rimodulare, vedere quale materiale è già presente, condividere quale idea di bambino abita quel servizio. A queste osservazioni sono seguiti dei momenti di Supervisione Pedagogica (clicca qui per saperne di più!) con la restituzione di immagini del proprio nido, della propria scuola o di altri.

Questo delicato momento diventa cruciale per aprirsi all’esplorazione dei mondi possibili, ampliare le possibilità immaginative, accendere riflessioni critiche circa la differenza (se c’è) fra ciò che è in essere e ciò che potrebbe diventare.

Un momento prezioso per condividere risorse, criticità, dubbi, domande e desideri cosicchè il gruppo, sentendosi accolto e valorizzato come professionista massimo esperto del proprio servizio e dei bambini che lo abitano, possa sentire la motivazione al cambiamento: è il team di educatori, educatrici e insegnanti ad essere al centro dell’azione e principale protagonista perché il progetto trovi concretezza, mantenendo un senso per quel servizio e non solo un cambiamento di facciata.

Dall'osservazione alla realizzazione del progetto

E finalmente arriviamo al 25 luglio 2023, serata di ritrovo per i sei formatori coinvolti in questa avventura:

  • Marisol, centro logistico e intercapedine delle comunicazioni, ha uno spiccato senso estetico e uno sguardo che illumina;
  • Francesca, pragmatica e concreta, ha una grande capacità di tenere il filo e trovare mediazioni;
  • Mao, creativo e visionario… vedere ciò che non c’è la sua specialità, coinvolgere e motivare le persone la sua predisposizione;
  • Chiara accompagnatrice dolce, preparazione ineguagliabile… il suo pensiero pedagogico è un faro per le persone che la affiancano;
  • Daniela atelierista creativa, un pensiero il suo che analizza e studia ogni piccolo dettaglio;
  • Camilla, non la spaventa sporcarsi le mani… concretizzare la riflessione in azione è questione di un attimo;

Ci siamo trovati in un bar del Lido di Volano (FE) e sui nostri volti si leggeva sia il timore di aprirsi ad un’esperienza professionale nuova ma altresì tutto l’entusiasmo di trovarsi li come gruppo, finalmente in presenza!

Sì, perché dovete sapere che per molti di noi era la prima volta che ci si incontrava faccia a faccia, dopo aver avviato la collaborazione solo su piattaforme, webinar e telefonate! Che emozione potersi abbracciare e salutare e che strano parlarsi come fra amici, ma al contempo concretizzare un viso e un corpo per la prima volta.

Modulare gli spazi di un servizio non era una novità, lo avevamo già fatto ma l’esperienza ferrarese è stata diversa soprattutto nei tempi e nelle tappe metodologiche: ci saremmo trovati a svolgere un percorso che di solito occupa mesi di lavoro in una mattinata di 5 ore. Qui stava la novità: delle osservazioni e delle supervisioni si erano occupate Marisol, Francesca e Chiara, che avevano poi fatto i dovuti passaggi con i colleghi, ma la decisione del “Quale formatore andrà in quel determinato servizio?” aveva necessariamente sconvolto le carte in tavola per i bisogni emersi o per motivi pratici, come i mezzi di trasporto: ci trovavamo quindi quasi tutti ad entrare in servizi mai visti prima!

Durante quel primo incontro oltre a condividere, ripassare e discutere della metodologia, ci siamo presi un tempo per dare spazio alle nostre emozioni, ai nostri dubbi, al farci forza come gruppo. Esplicitare le incertezze ci ha permesso di costruire un “sentire di gruppo”.

Crediamo che questo faccia parte della professionalità del formatore tanto quanto la conoscenza dei contenuti didattici: vivere le esperienze con consapevolezza di ciò che accade dentro e fuori di noi, ci permette di crescere come professionisti, dando spazio al valore del gruppo come supervisore pedagogico.

Chi incontreremo domani? Ce la faremo a soddisfare le aspettative? Come reagiranno i gruppi di lavoro all’ingresso di “estranei”? Quale postura assumere per non far sentire le persone “Invase”?

Domande che ci hanno accompagnato nello stare nell’incertezza.

Pronti, partenza... via!

Il giorno dopo carichi ed emozionati siamo partiti ognuno verso la propria destinazione: chi da soli, chi in coppia e siamo approdati in 4 servizi diversi, per poi ritrovarci a pranzo, sulla nostra spiaggia.

Alla fine della mattinata i nostri visi erano stravolti, c’era caldo e stanchezza ma altresì la gioia di aver vissuto un’esperienza molto ricca… Dopo aver riso e scherzato sul fatto che il nostro sembrava più un tour enogastronomico che un week end di lavoro (ogni location dove abbiamo mangiato è stata valutata e soppesata da Mao, l’addetto alla ristorazione), ci siamo presi il tempo per condividere l’esperienza vissuta nei nidi e nelle scuole, scambiandoci fotografia, impressioni, soddisfazioni, fatiche (eh si, anche quelle a volte ci sono), sensazioni…un momento di condivisione forte, di valutazione del lavoro svolto e di reciproco riconoscimento.

Nel pomeriggio ci siamo rilassati in spiaggia, ma la connessione e l’energia della mattinata non sono andate scemando: tra un tiro e l’altra di un’infinita partita a biglie (o meglio “neurobiglie”) abbiamo condiviso le impressioni di come lavorare sugli ambienti di apprendimento smuova fortemente le persone, perché sono luoghi che i professionisti sentono come propri, una percezione che può creare delle resistenze, ma anche tante aperture.

“Lo spazio parla: la disposizione degli arredi, la scelta dei colori, la pulizia, l’ordine, l’attenzione ai particolari, l’accessibilità di oggetti e materiali raccontano a chi vi entra una realtà contraddistinta da attenzione, impegno, considerazione verso chi quello spazio vive tutti i giorni per tante ore.”

(Linee pedagogiche per il sistema integrato Zerosei, pag 24) 

I servizi educativi sono luoghi che educatori e insegnanti abitano quotidianamente e per tante ore; per noi formatori entrarvi per rimodulare lo spazio significa “ascoltare, osservare, fidarsi, rispettare” e soprattutto “riflettere insieme”.

Accompagnare i professionisti dell’educazione in queste rimodulazioni ha significato per noi, prima di tutto, “entrare in punta di piedi”, con delicatezza, essendo consapevoli che lavorare sul “fuori da noi, vuol dire muovere anche qualcosa “dentro di noi”.

Non è scontato essere accolti nelle scuole o nei nidi in qualità di professionisti “esterni”, senza una conoscenza reciproca pregressa o una relazione di fiducia costruita nel tempo.

Ed è proprio per questo che ci sentiamo immensamente grati quando i gruppi e le persone che li costituiscono riescono a fidarsi, ad aprirsi, a fare spazio a qualcuno o a qualcosa di nuovo, di inconsueto.

Da questi pensieri condivisi, esplorati, analizzati insieme abbiamo avuto la percezione che ciò che stavamo costruendo come gruppo e il “gomitolo” di conoscenze che stavamo intrecciando, avesse bisogno di uno spazio “altro”, diverso.

Come dice Luigina Mortari in “Apprendere dall’esperienza” (Carrocci editore, 2003) il “sapere dei pratici”, spesso condiviso nei luoghi più informali (la macchinetta del caffè, lo spogliatoio, una spiaggia al Lido di Volano), ha bisogno di acquistare valore e questo può avvenire solo se riusciamo a portarlo in luoghi più formali (formazioni, supervisioni, articoli…).

Da questi pomeriggi insieme abbiamo gettato le basi per nuove piste progettuali, nuove idee e nuovi progetti: alcuni si sono concretizzati e altri sono ancora in fase di elaborazione: ma la certezza che questo percorso professionale ha avuto inizio durante quel week end al tramonto, fra delle biglie e un aperitivo, ci abita tutti!

Questa esperienza è stata per noi importante e nutriente, fondativa da un certo punto di vista, perché abbiamo potuto sperimentare sulla nostra pelle la frase “Il gruppo è più della somma delle sue parti”.

La mattina dopo ripartiamo per la rimodulazione di altri 3 servizi: un’altra giornata di rimodulazioni – rivoluzioni, di luoghi che iniziano il processo di “trasform-azione”, o di spazi che cambiano completamente “faccia”, che si è conclusa con un pranzo (ovviamente) e una supervisione intrecciata con tutti i coordinatori territoriali di Fism Ferrara, coinvolti nel progetto… tutti insieme vis a vis per una revisione condivisa e una chiusura del percorso.

Tra il formale e l’informale ci siamo salutati condividendo il grande entusiasmo di un progetto lungo, nuovo e sfidante per tutte le parti coinvolte. L’incertezza che ci ha accompagnato in partenza ha lasciato spazio a una meravigliosa sensazione di soddisfazione ed entusiasmo.

Saremo sempre grati ai coordinatori/trici Elisa, Luca, Celeste ed Emanuela, che hanno avuto fiducia in noi, alla collaborazione meravigliosa che si è creata, la quale ha permesso di costruire questa azione trasformativa su misura per tutti e ci ha donato la possibilità di riscoprirci come una solida equipe di lavoro.

E soprattutto GRAZIE alle insegnanti e alle educatrici che ci hanno accolto, che si sono lasciate accompagnare, che ci hanno mostrato tanta forza di volontà e un grande senso di responsabilità verso la propria Comunità Educante.

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