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Genitori, Insegnanti, Educatori

Ambientarsi e Ambientare... accogliere il cambiamento!

A cura di Camilla Melchiori, Formatrice ed Educatrice

Nel mondo dei servizi educativi e scolastici Settembre è spesso considerato il "Capodanno scolastico", poichè rappresenta un mese di nuovi inizi e ripartenze per tutti gli attori che lo vivono: i professionisti, i bambini e i genitori. Una nuova avventura sempre ricca di scoperte! E' infatti il mese dedicato all'accoglienza delle nuove famiglie ed ogni ambientamento sarà diverso e unico, come altrettanto diversa e unica è ogni persona... un periodo che richiede di essere particolarmente disponibili alla novità, all'inatteso.

Accogliere il nuovo

Quando parliamo di ambientamento ci riferiamo al "processo in cui si struttura la relazione tra i soggetti e il nuovo contesto, in una dinamica che produce in tutti cambiamenti e adattamenti reciproci" (Linee Pedagogiche per il sistema integrato zerosei). Il termine "Ambientamento" infatti, deriva dal linguaggio dell'architettura e indica proprio quel processo per cui un ambiente va a modificarsi per accogliere "il nuovo", così che possa armonizzarsi con "il vecchio"
Accogliere una nuova famiglia in un servizio quindi, non significa inserire semplicemente un nuovo elemento nel contesto, ma bensì riconoscerne la ricchezza che nasce dall'incontro con l'incosueto e l'inatteso.

Possiamo definirlo un momento molto delicato che necessita di gradualità, di un'attenta progettazione dei tempi, degli spazi, dei materiali e della condivisione delle metodologie nel gruppo di lavoro e con i genitori, al fine di mettere in campo tutte le risorse del servizio.

La variabile legata al Tempo richiede una cura e un'attenzione particolare: la disponibilità ad un tempo graduale e lento che risponda ai bisogni individuali dei piccoli non è sempre scontata, sia per i genitori che per gli educatori. Ma la gradualità è assolutamente necessaria ai bambini, per conoscere un pochino alla volta l'ambiente che li circonda: lo spazio, le persone, gli odori, i rumori, i colori... Una gradualità che consente anche ai genitori stessi di fidarsi e affidarsi pian piano alle persone che si prenderanno cura del loro bambino o della loro bambina, di comprendere il pensiero pedagogico che abita quel luogo, di sentirsi a proprio agio nel poter fare domande, esprimere perplessità, raccontare di sè e della propria famiglia. 

Per gli educatori e per gli insegnanti è un periodo molto intenso quello degli ambientamenti e talvolta faticoso: vanno accolti i bisogni del nuovo arrivato o della nuova arrivata, della sua famiglia, i bisogni dell'intero gruppo di bambini, a volte inseriti da poco o che rientrano dopo periodi di vacanza e di chiusura estiva. E anche per il professinista, come per il bambino e per le mamme o i papà, esistono i propri bisogni, le proprie emozioni a cui prestare attenzione, con un tipo di riflessività che vada ad esplorare anche il dentro di sè e non solo il fuori. 

Sicuramente è un momento in cui le emozioni in gioco sono tante e spesso ambivalenti: nel bambino possono nascere curiosità, desiderio di esplorare, attrazione verso il nuovo ma al contempo può provare anche tristezza, rabbia, frustrazione nel distacco dai genitori o da altri caregiver. Il genitore, molto similmente, può sentirsi da una parte felice nel vedere il suo piccolo o la sua piccola iniziare un nuovo percorso e al tempo stesso sentire una sorta di nostalgia nel vederlo/a crescere, o essere intimorito nel lasciarlo/a con delle persone ancora poco conosciute. Per l'educatore, anche per quello con molti anni di esperienza alle spalle, l'ambientamento sembra essere sempre una sorta di "banco di prova", perché l'intreccio di stati d'animo, bisogni, aspettative che si muove durante questo periodo, richiede di stare continuamente aperti e flessibili a ciò che non si può prevedere. E' quella capacità di "restare nell'attesa dell'inatteso" di cui ci parla Dewey (2014), che aiuta il professionista a mettersi in una condizione di stupore, andando oltre la chiusura delle proprie aspettative. E' un periodo in cui è necessaria la capacità di sostare nell'emozione, per ascoltare da dove nasce, per accoglierla e lasciarla andare.

Ogni famiglia esprime modalità diverse di adattamento al nuovo contesto... non esistono "ricette del buon ambientamento", anche se ci sono alcuni accorgimenti su cui ci possiamo soffermare a riflettere. 

Le bambine e i bambini

Quando un bambino entra al nido è come se entrasse in un bosco, dove ci sono tanti animali mai visti prima, grandi alberi, odori e suoni intensi, e questo bosco, se pur meraviglioso, va conosciuto un po’ alla volta, tenendosi per mano.
E' importante riconoscere al bambino o alla bambina che quello che sta affrontando è un grande salto, che sarà sicuramente l'inizio di un percorso ricco e bellissimo, ma che comporta comunque la fatica della separazione, l'ansia dell'abbandono, la difficoltà di trovarsi in un gruppo allargato e non più in una relazione esclusiva con l'adulto. Cerchiamo di accogliere queste emozioni senza sminuirle, riconoscendole e verbalizzandole; mostriamoci il più possibile saldi e sicuri, così che il/la bambino/a possa sentirsi contenuto/a, rassicurato/a e protetto/a dagli adulti che lo/la circondano. 
In relazione all'età raccontiamo loro del nido o della scuola dell'infanzia, coinvolgendoli in una narrazione che possa offrire sicurezza e accendere l'entusiasmo, accompagniamoli a vedere il nido o la scuola che frequenteranno (anche solo da fuori) e prepariamo insieme l'occorrente per il nuovo inizio... in questo modo li renderemo protagonisti attivi della loro esperienza, li aiuteremo a prepararsi a ciò che verrà, costruiremo insieme un immaginario che susciterà interesse e al tempo stesso donerà contenimento emotivo. 

Aspettiamoci che durante l'ambientamento (o nei periodi precedenti al passaggo), possano vivere delle piccole regressioni circa le autonomie o manifestare maggiori richieste di attenzioni; sono espressioni naturali e fisiologiche che sottendono il bisogno di essere rassicurati. Ogni bambino è unico, così come unici saranno i suoi tempi e le sue modalità di esprimere il proprio mondo interiore: come adulti cerchiamo di accogliere questa unicità come dono, evitando i paragoni con altri e rimodulando le nostre aspettative.
Durante la permanenza dei primi giorni al nido o alla scuola dell'infanzia è importante che abbiano la possibilità di esplorare liberamente lo spazio e i materiali, di vivere scambi con i pari e con gli educatori senza alcuna forzatura, ma nel modo più naturale possibile, potendo tornare a rifugiarsi fra le braccia del genitore ogni qualvolta sentano il bisogno di avere "rifornimento affettivo". 

I genitori

Spesso quella del nido è la prima esperienza di separazione che il genitore vive dal bambino; come anticipato in precedenza, l'ambientamento può essere una preziosa occasione per prendersi del tempo, ascoltarsi e assaporare questo momento con tutte le sue sfumature.
Compatibilmente alle esigenze della famiglia, sarebbe importante organizzare l'ambientamento con meno interruzioni e meno "cambi di persona" possibili, per offrire al bambino stabilità e costanza, elementi essenziali per la buona riuscita di questo passaggio.  
Diventa quindi rilevante soffermarsi a riflettere su quale caregiver accompagnerà il bambino o la bambina, laddove sia possibile fare una scelta: Riuscirò ad essere presente per il tempo che l'inserimento richiederà? Con chi vive più serenamente il distacco mio/a figlio/figlia? Come mi sento a pensare all'ambientamento, al lasciare andare il mio bambino/la mia bambina? Se dovesse piangere come mi sentirei?  Cosa provo nel pensarmi a contatto con altri genitori e professionisti con cui dovrò instaurare una relazione?
Queste sono solo alcune delle domande che è possibile porsi per considerare nella scelta anche il proprio sentire; scelta che non va però considerata come una gara in cui "vince" chi vivrà appieno questa nuova avventura: si tratta piuttosto di analizzare tutte le risorse di cui dispone la nostra "squadra-famiglia" affinchè i bambini possano avere il giusto sostegno al momento delle prime separazioni. Sopratutto nell'ultimo decennio, si incontrano spesso nei servizi educativi molti papà che scelgono di vivere l'ambientamento e dalle testimonianze dirette o dalle esperienze documentate dagli educatori, emerge che questa scelta, in molti casi, si rivela ottima. In termini di coinvolgimento emotivo e di simbiosi infatti, la relazione tra papà e bambino/a è diversa da quella tra mamma e bambino/a e questa diversità permette ai piccoli, nella maggior parte dei casi, di vivere il distacco con più serenità. 

Le prime separazioni saranno brevi e andranno vissute per gradi: quando il genitore si sentirà pronto per uscire dalla stanza e lasciare il piccolo, sarà meglio salutarlo sempre, con sicurezza e senza esitazioni; in questo modo il bambino non si sentirà abbandonato ma si renderà consapevole che la mamma o il papà non sono spariti e torneranno. Come genitori non abbiate timore ad esprimere perplessità, preoccupazioni o tensioni: gli educatori sono lì anche per voi, per accogliervi e comprendervi; il confronto aperto e autentico è fondamentale per la costruzione di una relazione di fiducia fra genitori e professionisti, fiducia necessaria a tutto il percorso che il bambino vivrà e ancora di più in questo passaggio così sensibile perché  "Se ti fidi tu, mamma o papà, mi posso fidare anche io"... 

Inoltre, prima e durante tutto il periodo di ambientamento, a casa sarebbe meglio mantenere il più possibile stabilità e routine, evitando grandi cambiamenti nella vita familiare (come ad esempio traslochi o modifiche spaziali rilevanti), o nelle autonomie del bambino o della bambina (ad esempio lasciare il ciuccio, il seno, piuttosto che iniziare il passaggio al controllo sfinterico ecc.).  

Prendetevi del tempo per vivere appieno questo momento con vostro/a figlio/a: è un’occasione per dedicarsi l’uno all’altro, per guardarsi, ascoltarsi e coccolarsi... un tempo speciale, che anche se può sembrare un po’ faticoso o lungo, alla fine vi farà sentire più uniti. 
 

Gli educatori e gli insegnanti

Pensando al ruolo di educatore, educatrice e di insegnante durante l'ambientamento dei nuovi arrivati, una delle immagini che meglio lo possono descrivere è quella del giocoliere: così tante cose da progettare, pensare, preparare... le stanze da allestire, i bambini di proseguo da reincontrare, i colloqui, gli incontri di gruppo, magari anche nuovi team e nuovi spazi...

Settembre è sicuramente un mese frenetico ma anche ricco di possibilità riflessive: è sempre un nuovo inizio anche per i professionisti, che hanno l'occasione di sperimentarsi in nuove metodologie, nuovi materiali, nuovi allestimenti. La ripresa offre una grande opportunità al team di lavoro, per confrontarsi sull'idea di bambino, far emergere le scelte pedagogiche e le strategie ad essa collegate, l'organizzazione quotidiana, i ruoli di ognuno e di ognuna. Un'occasione unica per creare un'unione di intenti e quella coerenza educativa fortemente necessaria al servizio per accogliere le nuove famiglie, per ambire a prassi e dinamiche relazionali coese e armoniose. 

Esistono diverse metodologie di ambientamento, che qui verranno solo accennate: l'ambientamento "tradizionale", che prevede la permanenza nel servizio della diade madre o padre/bambino per tempi abbastanza brevi, dapprima insieme e poi gradualmente il bambino da solo, con distacchi inizialmente corti e poi sempre più dilatati; questo tipo di ambientamento solitamente richiede un tempo che va da una a due o tre settimane, in base ai bisogni individuali del bambino e della famiglia. L'ambientamento "in tre giorni" invece prevede una permanenza del genitore molto più lunga all'interno della stanza del nido o della scuola nei primissimi giorni, cosicchè i bambini possano conoscere l'ambiente e le persone attingendo costantemente alla base sicura e quindi alla presenza del caregiver, però in alcune giornate meno dilatate nel tempo. (Se vuoi approfondire l'argomento, leggi il nostro articolo "L'impronta emozionale nei primi tre anni di vita: l'ambientamento in tre giorni raccontato dai genitori"). 

Entrambi gli approcci sono sostenuti da pensieri e ricerche che avvalorano la metodologia, e possono presentare risorse e criticità: l'attenzione dei professionisti dovrà sempre e comunque restare sull'unicità di ogni famiglia, in un'ottica di osservazione e di riflessività costante. Nella scelta fra l'uno e l'altro è fondamentale documentarsi a fondo e scegliere in maniera consapevole e coesa: il cambiamento può rappresentare una grande spinta ma presentare anche dubbi o incertezze... l'importante per il team educativo è scegliere in maniera unitaria e trovarsi quindi a "remare in un'unica direzione". Progettare l'accoglienza significa pensare o ripensare agli spazi, dentro e fuori al servizio, ai tempi, che dovranno sempre mantenere una certa flessibilità per accogliere le esigenze di tutti gli attori, evitando scansioni troppo rigide, e le modalità con cui scegliamo di accompagnare bambini e famiglie in questa fase della loro vita.

Fondante per l'instaurarsi di una buona relazione con le famiglie è il primo colloquio, occasione per presentarsi, incontrarsi e raccontarsi. Va quindi curato con attenzione sia nei tempi, da dichiarare e concordare in anticipo, sia nell'esplicitare i partecipanti (è sempre auspicabile la presenza di due professionisti e di entrambi i genitori, senza la partecipazione dei bambini, laddove l'organizzazione del servizio e famigliare lo consenta). E' importante fare attenzione al setting e pensare ad uno spazio possibilmente raccolto, intimo, curato e lontano da fonti di disturbo, con delle sedie comode per tutti i partecipanti; un ambiente accogliente, dove i genitori possano esprimersi senza sentirsi giudicati, dove possano raccontare del proprio bambino, dei suoi vissuti e di quelli della famiglia (interroghiamoci anche sul "quando" consegnare o spiegare la parte più amministrativa/burocratica... alla fine del colloquio? O in altra sede o momento?). Il primo incontro con la famiglia assume un valore immenso poichè pone le basi di quella che sarà la costruzione di una relazione autentica e di fiducia ed è per questo che risulta importante pensare ad ogni piccolo dettaglio... perchè come sappiamo, sono prorpio i piccoli dettagli che fanno la differenza.
Quando si entra in relazione con una famiglia che non parla la lingua italiana, è importante ricercare una modalità di comunicazione che superi le barriere linguistiche, utilizzando diverse strategie comunicative e alternative; ricordiamo inoltre che ci stiamo confrontando con modelli educativi e culturali "Altri", in cui ci saranno pratiche educative e di cura differenti e che non possono essere date per scontato, sia dagli educatori che dai genitori. 

Altro momento importante è il primo incontro di gruppo dedicato alle nuove famiglie: un'occasione per conoscersi, per avviare una nuova rete di sostegno, sentendosi uniti dall'esperienza che tutti stanno per vivere. Aprire un dialogo tra mamme e papà, con una buona dose di "circolarità", può offrire ai genitori un terreno fertile dove poter esprimere dubbi, emozioni e perplessità, trovare confronto, sentirsi meno soli, soprattutto se c'è nel gruppo chi che ha già affrontato l'ambientamento con altri bambini in passato e che può condividerne l'esperienza. Un'altra idea potrebbe essere quella di far partecipare anche i genitori dei bambini di proseguo, così che possano raccontare com'è andata con il loro bambino o con la loro bambina l'anno, o gli anni, prima. Sono momenti in cui ci si può sostenere e trovare insieme delle risorse e delle strategie fra "pari", valorizzando il bagaglio culturale e i sentimenti di ognuno. Per avviare un dialogo e rompere il ghiaccio possiamo avvalerci di un albo illustrato, di immagini o fotografie che i genitori possono scegliere per presentarsi, o di altri oggetti mediatori.

L'importanza di uno "spazio pensato"

Lo spazio fisico assume una grande valenza non solo per i bambini, ma anche nella relazione con le famiglie: un ingresso curato, un ambiente accogliente per gli adulti dove viversi i colloqui, dove attendere i bambini durante le prime separazioni, dove incontrare altri genitori e condividere l'esperienza vissuta, dove creare qualcosa di creativo per sciogliere le tensioni che i primi distacchi possono portare, la documentazione a loro disposizione che racconta l'identità di quel servizio... sono tutti aspetti su cui il team educativo dovrebbe riflettere e confrontarsi. 

Per quando riguarda gli spazi dedicati al bambino invece, è importante predisporre la foto e/o il nome sull'armadietto, in bagno o nei suoi spazi personali, prima del suo primo giorno al nido o a scuola; ciò lo farà sentire atteso e rassicurato nel sentire di avere già un proprio posto. Può essere interessante aver cura di questi spazi con i bambini di proseguo, che potranno quindi iniziare a figurarsi l'arrivo dei nuovi amici. 
L'allestimento delle stanze di riferimento, le scelte circa i centri di interesse e i materiali predisposti per i bambini, se pensati e curati, diventano dei grandi facilitatori relazionali, come ci ricorda il grande Loris Malaguzzi quando parla di "spazio come terzo educatore". La creazione di spazi curati, stimolanti e intriganti, "non troppo pieni", ordinati, spazi tana dove nascondersi, con materiali inusuali e accattivanti, possono accendere l'interesse e la creatività del/della nuovo/nuova arrivato/a diventando il motore della sua voglia di sperimentare ed esplorare, fungendo da ponte fra il genitore e il nuovo ambiente. La spinta alla scoperta sarà percepita anche dai bambini che già frequentano, che meritano allo stesso modo un'alta attenzione da parte degli educatori e che necessitano di trovare modalità relazionali diverse per accogliere nel gruppo i nuovi arrivati. Osservare e tenere traccia di ciò che interessa e coinvolge i bambini durante i primi giorni di permanenza permette ai professionisti di far ritrovare loro materiali con cui hanno provato piacere nel gioco... questo è un grande gesto di cura, un ponte di continuità fra le esperienze delle prime giornate, una delle tante "costanze" di cui il bambino ha bisogno per consolidare il periodo di ambientamento. 

Anche l'uso degli spazi esterni, di cortili e giardini, può diventare un'ottima scelta per sostenere e accompagnare i bambini e le famiglie durante gli ambientamenti; nei nuovi Orientamenti Nazionali per i Servizi educativi per l'Infanzia ritroviamo spesso l'invito alle esperienze in natura:"Stare all'aria aperta è una condizione naturale che suscita piacere e benessere, stimola le condotte esplorative, invita al gioco, alla socialità"... perché quindi non progettarle fin dai primissimi giorni di frequenza? 
Il giardino ha un duplice beneficio: per il bambino che sta affrontando l'ambientamento diventa uno spazio diverso da quello della separazione e può offrire per cui quella giusta distanza emotiva dagli stati d'animo intensi legati a quel momento; per i bambini di proseguo invece può essere un luogo conosciuto, ma sempre stimolante, in cui poter prendersi degli spazi di autonomia e benessere. Per i "nuovi ambientati" si prediligono comunque spazi abbastanza delimitati, se pur in esterno, in modo che essi possano sentirsi contenuti e rassicurati; un giardino troppo ampio o senza zone ciroscritte, rischia di far sentire il bambino insicuro e confuso. 

Un altro aspetto essenziale e squisitamente pedagogico di cui prendersi cura come educatori o insegnanti è quello della documentazione: tenere traccia di ogni percorso di ambientamento, dei passaggi vissuti dai bambini, delle strategie più o meno funzionali, non è solo consigliato ma è parte della professionalità educativa. Documentare è un azione che riflette la qualità di un servizio educativo e che insieme all'osservazione permette di valutare l'agire professionale in una dimensione riflessiva sempre attiva, di riprogettare in itinere le esperienze e le strategie attuate, così da trovare le soluzioni maggiormente rispondenti ai bisogni espressi dal bambino e dalla famiglia. 

I bambini "grandi"

Per i bambini che proseguono il loro percorso da anni precedenti o che hanno da poco terminato il loro ambientamento, vedere mamme e papà in stanza o respirare l'alta densità emotiva che in alcuni momenti si percepisce a pelle, può risvegliare emozioni diverse, come la nostalgia per il proprio genitore o la gelosia per le attenzioni che l'educatore riserva loro. 
Il nido o la scuola dovrebbero cercare di organizzare lo scadenzario degli ambientamenti mantendendo possibilmente dei "tempi esclusivi" per i bambini "grandi" (già frequentanti), ad esempio qualche giorno all'inizio perché possano ritrovare le sicurezze nell'ambiente o conoscere il nuovo personale (qual ora ce ne fosse). Anche durante le giornate di ambientamento si dovrebbe lasciar loro dei tempi distesi, per essere accolti e avviati al gioco prima che arrivi il nuovo amico con il suo genitore o pensare di organizzare delle attività in "sottogruppo". 

"Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente e senza premura; non c’è meta troppo lontana per chi vi si prepara con la pazienza"  – Jean De La Bruyère

A tutti i bambini e le bambine che si apprestano a iniziare una nuova esperienza, ai genitori che li accompagneranno, alle educatrici, agli educatori e agli insegnanti che li accoglieranno... che Settembre rappresenti per voi l'inizio di una Bellissima Avventura!!!


Bibliografia:

  • Attaccamento e inserimento, S. Mantovani, Restuccia Saitta L., Bove C., Franco Angeli, 2003
  • Comunicazione interpersonale e inserimento del bambino all'asilo nido, N. Bulgarelli, L. Restuccia Saitta, 1999
  • Esperienza e educazione, J. Dewey, Raffaello Cortina Editore, 2014
  • Il soggetto bambino. L’etica pedagogica di Loris Malaguzzi, A. Hoyuelos, ed. Junior, 2014
  • Invisibili sapienze. Pratiche di cura al nido, E. Musi, ed. Junior, 2011
  • La Pedagogia della lumaca, G. Zavalloni, ed. EMI, 2008

  • Linee Pedagogiche per il sistema integrato zerosei, Commissione nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione, istituita ai sensi dell’articolo 10 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65

  • Orientamenti Nazionali per i servizi educativi per l'infanzia, Commissione nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione, istituita ai sensi dell’articolo 10 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65

 

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