
A che gioco si gioca?
A cura di Dott.ssa Chiara Cugini, Psicologa, Psicoterapeuta e Formatrice
I servizi educativi, nidi e scuola dell’infanzia sono contesti fondamentali per la costruzione del Sé e per lo sviluppo armonico di un individuo. I bambini e le bambine che frequentano i servizi sperimentano ogni giorno in questi luoghi una delle loro attività prevalenti e preferite: il gioco.
Un servizio non può non tenere conto dei processi fondamentali di apprendimento di un bambino di cui il gioco è una parte fondamentale e fondante, è necessario fermarsi sull’idea di gioco che costruisce e definisce il progetto pedagogico e l’idea di bambino.
Ma che cos’è il gioco?
Attraverso il gioco il bambino sperimenta e conosce sé stesso, l’altro e il mondo. È attraverso l’esperienza del gioco, infatti, che il bambino apprende competenze che nutrono e sostengono il suo sviluppo in modo dinamico e sempre nuovo, mai dato per scontato, mai costruito a priori, in un progressivo, costante e affascinante divenire che governa ogni azione e ogni gesto ludico.
Attraverso il gioco, il bambino acquisisce esperienza del proprio mondo emotivo. Questo processo consente di vivere emozioni diverse e in costante evoluzione, offrendo l'opportunità di comprendere sia i propri stati d'animo che quelli altrui. Il gioco offre, inoltre, la possibilità di acquisire e sperimentare competenze relazionali e sociali che saranno fondamentali nel corso della sua vita. Giocando, infatti, i bambini costruiscono modelli relazionali, sequenze di interazione fatte di regole, anche stabilite da loro e che sono in continua trasformazione.
In questo contesto, il ruolo dell'adulto riveste particolare importanza, diventando progressivamente meno invadente e assumendo una posizione che permette di rilanciare, sottolineare e accompagnare il gioco senza dirigerlo. Questo approccio consente ai bambini di sviluppare autonomamente un proprio modello di funzionamento all'interno dello spazio dedicato, trasformandolo in un laboratorio per l'apprendimento delle competenze relazionali e sociali.
Attraverso le azioni di gioco il loro mondo si trasforma ed è trasformato e, soprattutto col e nel gioco simbolico, il bambino incontra la possibilità di elaborare i propri vissuti emotivi, interni e più profondi. Il gioco diventa, così, contesto e luogo di esperienza emotiva ed emozionale, di elaborazione dei vissuti che, se non esternati, rischierebbero di non trovare una rielaborazione e una collocazione all’interno del proprio sé. Ed è così che il gioco ci dice del bambino e del suo mondo interiore e ci permette di cogliere sfumature ed aspetti che non sarebbero compresi e visti in altri contesti.
Competenze e capacità in via di sviluppo
Il gioco è vita e in esso il bambino esprime una delle parti più spontanea dell’essere umano… la curiosità e la creatività. Nel gioco si esprimono, infatti, la creatività e la sana curiosità di ciascun bambino, sostenendo la sua possibilità di trovare soluzioni sempre nuove e sempre diverse alle sfide che il gioco stesso e le situazioni che si presentano suggeriscono e sollecitano; nel gioco si genera una dinamica di continui slanci e rilanci, narrazioni e ri-narrazioni, esperienze che sono in una continua trasformazione.
Questa riflessione si concentra in modo particolare, sulle proposte di gioco in spazi e con materiali selezionati attentamente, che permettono al bambino di sostenere, muovere e accompagnare la sua creatività, una competenza spesso trascurata nel contesto adulto. È, infatti, in questo contesto che il gioco diviene esercizio creativo e libero, esperienza e apprendimento e, al contempo, modello di pensiero. Un pensiero che genera, libera, costruisce e arricchisce, il sé e il mondo.
Forse, anche gli adulti hanno bisogno di giocare…
Il gioco rappresenta, da sempre, una modalità fondamentale per il bambino di piacere, di elaborazione, di creazione di rappresentazioni, anche simboliche della sua realtà. Trova espressione nella dimensione del “Sogno” come ci ricorda il bellissimo testo Al nido? Si gioca:
“Il gioco sta fra il sogno e la realtà, in un'area in cui il bambino sogna mondi, e forse vuole costruire mondi, nuovi e originali, almeno per lui: quindi è un'attività senza la quale non potrebbe accedere ai codici alti della cultura, ma anche un'attività che se non messa in atto, lo priverebbe non solo del sogno, ma della possibilità di vedere i suoi sogni fatti realtà o di pensare che i suoi sogni possano diventare, forse, realtà. Il gioco è un lavorio intorno alla consistente realtà e verità del sogno e del fatto che guida il nostro fare, costruire mondi e cultura.”
Nella dimensione del sogno il bambino realizza esperienze creative, di gioco, di apprendimento che coinvolge tutte le aree di sviluppo: sociali, relazionali, emotive e cognitive. Nel gioco trova espressione di sé, elabora pensieri ed emozioni, costruisce narrazioni, stabilisce confini relazionali e sperimenta mondi sociali, in un apprendimento continuo che gli consente di sperimentare sé stesso nel mondo, anche e prima di tutto attraverso il proprio corpo che è, contemporaneamente, oggetto e strumento del gioco. Il bambino gioca con il corpo e il corpo diventa il mezzo attraverso il quale sperimenta il mondo, la realtà che lo circonda e anche sé stesso.
La dimensione ludica del bambino non è, tuttavia, solo finalizzata allo sviluppo di apprendimenti, essa porta con sé l’aspetto del giocare per giocare e dell’esperienza del piacere fine a se stesso, che non abbia obiettivi se non il piacere stesso e la sensazione di un senso di benessere che è parte fondante della vita quotidiana di ogni bambino e di ogni adulto.
Il gioco è pietra miliare e fondante della vita dei servizi, pur definendosi e delineandosi in modo diverso a seconda delle età ma soprattutto delle esigenze di bambini nei loro specifici momenti di vita. Emerge, quindi, l’importanza dell’osservazione costante dei bambini e della posizione di un adulto che continuamente moduli e si moduli per rispondere ai loro bisogni, nel sostenere un percorso di sviluppo fatto di competenze ma anche e soprattutto di piacere… in fondo si gioca per giocare e per sperimentare bellezza e nutrimento.
E allora, forse, anche gli adulti avrebbero bisogno di giocare. Perché il gioco non è solo un'esperienza infantile, ma una modalità universale di benessere, esplorazione e libertà. Anche l’adulto può trarre nutrimento dal gioco, inteso come spazio sospeso dal giudizio, tempo per sé, occasione per riattivare creatività, immaginazione e piacere fine a sé stesso. Riscoprire il gioco significa riconnettersi con quella parte autentica che permette di stare nel presente, di alleggerirsi, di ritrovare energie e nuove prospettive, proprio come accade alle bambine e ai bambini.
“Forse il gioco è l’attività degli uomini per far sì l’infanzia sia attraversabile senza perdersi nella paura di non farcela." Al Nido? Si gioca! (2010)
Vi auguro momenti ludici ricchi di piacere, condivisioni e tempo: buoni giochi a tutti e tutte!
Bibliografia
F.Caggio, I. Pinardi, Al nido? Si gioca! , Ed. Il Grandevetro, S. Croce sull’Arno, 2010.