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Letteratura per l'infanzia , Cura di Sè

Quanti e quali luoghi della biblioterapia?

A cura di Dott.ssa Irene Monge, Filosofa della Narrazione e Counselor Educativo

I luoghi di cura

Il concetto di “cura” si pensa connesso soltanto ad alcuni luoghi deputati, come ad esempio gli ospedali o i centri di cura e riabilitazione. Nella lingua inglese per definire i volti sfaccettati della cura vengono utilizzati due termini, le cui definizioni hanno una sfumatura ben declinata.

La cure è quell’insieme di pratiche o azioni tecniche e cliniche per la riparazione di un danno, attraverso la medicina delle evidenze e quindi anche farmacologica.

La care, invece, è tutta quella sfera di azioni o interventi dedicati agli aspetti emotivi, psicologici, cognitivi, educativi e spirituali della persona, per un benessere generalizzato e complessivo.

Ogni persona è caratterizzata da più componenti e come diceva Socrate: “non puoi prenderti cura di una parte se non ti prendi cura dell’intero”. Quindi anima, corpo, mente e cuore sono di pari valore e se il corpo soffre inevitabilmente anche il cuore e la mente lo faranno.

Non si tratta di essere uno o plurimo, ma di essere uno e plurimo. Saper essere fondamentalmente paradossale.

In realtà se ci pensiamo più approfonditamente ci possiamo rendere conto che proprio i concetti di cura, malattia o vita sono decisamente influenzati dai significati culturali che via via vengono assegnati e arricchiti dalle generazioni.

L’essere umano è una pluralità e la cura risponde a tutte queste pluralità e complessità di un intero che è unico e molti.

Questo ci permette allora di fare una riflessione ulteriore: i luoghi di cura sono molti di più, perché ognuno di questi si occupa di una parte del nostro benessere, ed essendo unici ma molteplici, abbiamo bisogno, anche in momenti differenti della vita, di prenderci cura delle nostre varie parti, senza dimenticarci delle restanti. Una cura multidimensionale.

Quali sono allora gli altri luoghi di cura?

Il primo è la scuola per una cura rivolta alla trasmissione di contenuti formativi e informativi, ma soprattutto un luogo importantissimo che ci aiuta a imparare a stare al mondo.

Il secondo lo abbiamo già nominato ed è l’ospedale, ossia un luogo per una cura clinica, rivolta principalmente a un danno fisico da “riparare” o a un problema da risolvere.

Il terzo è assai speciale, perché raccoglie la storia e la cultura delle nostre generazioni, ma soprattutto è uno spazio di tutti e per tutti: la biblioteca; una cura che si rivolge alle anime e agli umori delle persone. L’antica Biblioteca di Tebe, in Grecia, portava sull’insegna la scritta: “medicina per l’anima”.

Un ulteriore luogo sono le palestre, per una cura dedita alla conoscenza e allo sviluppo del proprio corpo. Quindi non con la sola accezione di fare sport da competizione, semmai un allenamento al mantenimento delle proprie energie e risorse fisiche. Quando lo sport si riconduce esclusivamente al risultato, allora l’agonismo può diventare, se non nocivo, controproducente, soprattutto per i più piccoli che perdono la dimensione del gioco e del divertimento che dovrebbe accompagnare l’esperienza sportiva di ogni ragazzo. Aspettative agonistiche troppo alte sia da parte dell’allenatore sia da parte dei genitori possono indurre i ragazzi anche ad abbandonare lo sport che amano. In fondo lo sport è gioco e il suo apprendimento passa attraverso il divertimento.

Ovviamente non dobbiamo dimenticarci della nostra intima dimora e quindi anche la casa è luogo di cura: la cura che riceviamo da parte delle figure di riferimento che ci vogliono bene.

Infine un luogo assai prezioso che purtroppo ha perso molto di importanza, ma che - sempre per gli antichi greci - rappresentava il vero fulcro della vita pubblica e quindi della comunità. Si tratta delle piazze: la polis si fondava sulla comunanza di un “ethos”, che potremmo chiamare l’insieme di una moralità, di un costume, di un'inclinazione comune. Questo era proprio un luogo fisico che aveva la stessa o simile strutturazione delle nostre piazze odierne, che molto spesso resistono infatti da secoli precedenti. La gente viveva le piazze, dialogava, condivideva e soprattutto faceva comunità. La comunità è l’insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali.

  

La narrazione che cura

Come può inserirsi la biblioterapia in tutto questo o addirittura come può declinarsi in questi luoghi di cura?

Innanzitutto la biblioterapia è una disciplina il cui processo psicodinamico viene attivato attraverso fasi specifiche che si verificano nell’interiorità della persona che legge. Leggere - e scrivere - permette il dialogo con se stessi. Questo ci dice quindi che non è la parola “terapia” a rendere la biblioterapia uno strumento di cura, semmai sono i libri e le narrazioni in generale a produrre e promuovere una forma di cura verso se stessi. Tuttavia, fare biblioterapia permette il dialogo anche con gli altri e con la comunità.

La narrazione stimola e promuove un linguaggio sano, permette l’attivazione di relazioni e di dialogo. L’utilizzo dei libri mantiene la mente elastica, fa conoscere il mondo e fa conoscere se stessi. La biblioterapia dello sviluppo si occupa quindi della parte sana, delle potenzialità personali, delle capacità di rinnovare il proprio sguardo sulla realtà, di sviluppare maggiore empatia, di trovare soluzioni non immaginate ai diversi problemi. I professionisti della biblioterapia dello sviluppo possono essere bibliotecari, insegnanti, educatori, infermieri, operatori sociali e culturali, filosofi, counselor, coacher. Ecco allora che cura è anche sinonimo di educazione, o meglio, non si parla più di semplice educazione, bensì di accompagnamento e attivazione dell’espressione personale. La formazione delle persone, ossia aiutare a prendere forma, in qualsiasi fase della propria esistenza.

Perciò la biblioterapia permette una cura integrata che si rivolge a ogni sfera personale e sociale; una cura politica, ossia comunitaria, condivisa, che fa incontrare i saperi per un unico obiettivo comune: il benessere sociale.

Bibliografia

  • Neuronarrazioni di Stefano Calabrese
  • Pratiche di insegnamento e apprendimento della filosofia: dagli "Orientamenti" alla didattica per competenze a cura di Serena Greco e Angela Arsena
  • Biblioterapia a scuola. Il benessere attraverso i libri a cura di Irene Monge, Marco Dalla Valle e Maria Greco
  • Lettere a un giovane narratore di Bruno de La Salle
  • L’istinto di narrare, come le storie ci hanno resi umani di Jonathan Gottshall
  • Prendila con filosofia. Manuale di fioritura personale di Maura Gancitano e Andrea Colamedici

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