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La voce di papà

Nel precedente articolo “L’importanza del canto: dalla pancia al mondo” sono stati accennati alcuni aspetti che dovrebbero far riflettere su quanto sia importante e potente la voce e il suo utilizzo, da parte di genitori ed educatori.

La voce paterna

Nel presente articolo vorrei soffermarmi sulle caratteristiche della voce paterna e come già a partire dalla gravidanza sia fondamentale la precoce interazione padre-bambino, tramite tale strumento.

La prima voce che il bambino conosce fin dal periodo della gestazione è quella della madre, avvertita dal dentro, ma anche dal fuori. La voce del padre, invece è l’altra voce che il bambino avverte solo dall’esterno, ma che per le sue particolari caratteristiche riveste un ruolo altrettanto importante nello sviluppo del feto. La psicofonista Aucher ha studiato approfonditamente gli effetti della voce cantata sia del padre che della madre, evidenziando come la voce paterna stimoli prevalentemente le secrezioni endogene di neurotrasmettitori (adrenalina, noradrenalina e serotonina) delle connessioni neuronali del tronco e degli arti inferiori; mentre, la voce materna sollecita le secrezioni endogene di neurotrasmettitori del torace e della testa, favorendo una maggiore attivazione della parte superiore del corpo del bambino.

L’autrice ha quindi potuto evidenziare come la voce cantata del padre, durante la gravidanza, è in grado di stimolare nel nascituro un maggior sviluppo dalle ginocchia alle spalle, per cui i bambini alla nascita mostravano già un maggior vigore agli arti inferiori, con la possibilità di cominciare a deambulare prima. Quando è la mamma a cantare i bambini iniziano a tirare su la testa precocemente (Benassi, 1998).

L’esterno e non l’estraneo

Il padre può essere definito come “l’esterno e non l’estraneo” (Nardi, 2017), perché è proprio già durante il tempo dell’attesa e le prime esperienze indirette tramite la voce, che il bambino può iniziare a conoscere il proprio padre. La voce paterna è così “ponte e porta” (Nardi, 2017) verso il mondo esterno, l’elemento di novità e di stimolo differente rispetto alla voce materna. La voce di papà oltre ad essere diversa da quella della mamma, per le sue caratteristiche timbriche, di contenuti e tono affettivo, nonché di provenienza, viene percepita anche in momenti specifici, andando a scandire anche il tempo della giornata. Vi sono numerose testimonianze di mamme che riportano come il bambino sappia già rispondere alla voce del padre in modo totalmente differente, rispetto a quando invece avverte quella della madre, magari agitandosi o acquietandosi, a seconda del tipo di interazione intrapresa.

Perché è tanto importante che i papà inizino ad interagire fin da subito con il feto, cantando, leggendo o parlando?

Il primo motivo è da individuarsi nella precoce formazione di un forte legame di attaccamento padre-bambino. Questo fa sì che il padre si possa sintonizzare con i vissuti del feto e non solo. Il papà, se canta insieme alla compagna, si può maggiormente avvicinare al sentire emotivo materno, potendo anche lui attuare quella “regressione” utile a sintonizzarsi e a riconoscere i bisogni del bambino. Cantare al bambino costruisce uno spazio mentale per iniziare ad immaginarlo e ad accoglierlo, ancora molto prima della sua nascita, ed è un modo per prendersene cura e coccolarlo.

Poter comunicare in modo giocoso e creativo, cantando, leggendo o parlando al bambino o alla bambina durante il periodo dell’attesa, fa sì che i genitori possano sentirsi maggiormente competenti, creando quella continuità tra il prima e il dopo la nascita, riducendo così lo spaesamento e i cambiamenti prodotti dal parto.

Coltivare la relazione

Bisogna dire che i papà andrebbero coinvolti, per i motivi accennati precedentemente, fin da subito a relazionarsi con il bambino, valorizzando e riconoscendo il loro importante ruolo educativo. Questo permetterà anche alla mamma di essere più tranquilla e sentirsi maggiormente supportata dal partner, avendo ricadute positive anche nel suo ruolo materno.

Vorrei aggiungere inoltre, che questi aspetti sono importanti anche per altri adulti di riferimento per il bambino. Dopo la nascita infatti, le canzoni sono un ottimo elemento di mediazione per interagire con un bambino piccolo. Oltre alle tanto conosciute ed utilizzate ninne nanne, che creano quella continuità tra il pre e il postparto, vi è una particolare categoria, definita canzoni-gioco, molto adatta alle interazioni ludiche ed affettive padre-bambino. I testi di queste canzoni favoriscono la possibilità, attraverso determinati gesti di poter giocare con il bambino, nominando e toccando varie parti del corpo del piccolo. Il bambino si sentirà così “visto e riconosciuto” come soggetto differente e separato dall’adulto di riferimento, favorendo così il processo di identificazione del bambino stesso. La modalità giocosa dei padri più fisica, energica e decisa, farà sperimentare una modalità di gioco diversa da quella materna, più tranquilla e rassicurante. Il padre introduce quindi, “un modo di comunicare meno compiacente e più sociale”, che tende a incoraggiare e favorire la conquista della fiducia in se stessi e l’apertura verso gli altri (Bertamini, Iacchia, Rinaldi e Rezzonico, 2009). Per questo il padre è “ponte e porta” (Nardi, 2017) verso il mondo esterno.  

Spesso i papà inoltre, hanno un proprio modo di proporre ed interpretare le canzoni che differisce spesso da quello delle madri, aumentando la ricchezza di stimoli e anche di poter riconoscere, sostenere e valorizzare questi aspetti seppur nella differenza. Per le mamme veder cantare e giocare il piccolo con il papà dà loro la possibilità di lasciare spazio al partner affidando il figlio, senza per questo sentirsi venir meno nel proprio ruolo, anzi, questo favorirà una maggiore fiducia nelle capacità paterne di sapersi prendere adeguatamente cura di un bambino molto piccolo.

"Il mio consiglio è:  CANTATE, LEGGETE E PARLATE al vostro bambino e alla vostra bambina…sempre! Farà bene a lui, a voi, ma soprattutto, alla vostra relazione; che siate la mamma, il papà o un altro adulto di riferimento che si prende cura di lui/lei!"

A cura di Dott.ssa Chiara Povoleri Tolomei, Psicologa, Educatrice e Operatrice certificata “Cantami o mamma”.

Se ti è piaciuto questo articolo, leggi anche L’importanza del Canto: dalla Pancia al Mondo!

Bibliografia:

  • Benassi E., “Il feto apprende in utero”, in Zara C.-Polatti F (a cura di) “ Nuove prospettive in ostetricia e neonatologia. Aspetti del benessere fetale e interazioni biologiche mdre-nascituro”, Università degli Studi di Pavia, Pavia, 1998.
  • Bertamini D., Iacchia E., Rinaldi S. e Rezzonico G., “Gioco, socialità e attaccamento nell’esperienza infantile”, Franco Angeli, Milano, 2009.
  • Nardi M.T. “Cantami o mamma”, Mentalfitness Publishing Family, Milano, 2017.

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