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Desidero Desiderare: l’attesa che fa evolvere il bisogno in desiderio

Articolo a cura di Dott.ssa Francesca Zanella, Pedagogista, Formatrice e Counselor Relazionale

“L’immaginazione che immagina più di ciò che deve immaginare, diventa desiderio”  Fabrizio Caramagna

Desiderare...

significa “avvertire la mancanza, sentire il bisogno di qualcosa”.

Nel periodo appena passato, dopo l’affanno dei regali e la ricerca del regalo giusto per la persona giusta, dopo aver ricevuto molto, ora che tutto sembra passato, ci chiediamo se abbiamo avuto la possibilità di DESIDERARE DAVVERO. Ci interroghiamo se abbiamo avuto un tempo che ci permettesse di stare in questa sensazione di “mancanza” che poi, ci sospinge verso il “desiderio” di qualcosa che percepiamo come mancante.

Facendo questa riflessione e calandoci nella dimensione dei bambini, nel mondo pieno di stimoli in cui sono immersi, ma anche di risposte agli stimoli che sono spesso anticipate dagli adulti, ci rendiamo conto che rivolgere loro una domanda apparentemente banale come “Cosa desidereresti? Cosa ti piacerebbe avere o fare?”, li mette di fronte ad un vuoto incolmabile… Un vuoto che ci mostra quanto poco siano abituati a sostare nel desiderio e forse a quanto poco noi adulti abbiamo dato loro questa possibilità.

Di fatto una domanda così richiede una maturità mentale tale da poter selezionare azioni, comportamenti, oggetti su cui poi poter effettuare una scelta reale. Inoltre, presuppone che ci sia prima un “vuoto” che è un’attesa, nel quale poter sperimentare un’assenza che sospinge poi ad un desiderio e al soddisfacimento del bisogno, che non è immediato ma che necessita di un passaggio graduale.

“La capacità di attesa è una conquista evolutiva che fa evolvere il BISOGNO in DESIDERIO. Quando questo meccanismo non si costituisce accade che al posto del desiderio vi sia la compulsione, in cui il volere qualcosa diventa l’ottenere immediatamente. Il desiderio presuppone una capacità di ATTESA. La compulsione invece presuppone uno slancio irrefrenabile ad agire.” (Federico Tonioni)

Se come adulti, genitori ed educatori, ci sembra d’essere in una situazione di risposta anticipata alle richieste, possiamo cominciare a modificare il nostro intervento per assaporare di nuovo, anche per noi, l’attesa e il desiderio.

Come mi piace sottolineare spesso durante le consulenze pedagogiche, sia ai genitori che ai professionisti dell’ambito educativo, in Educazione siamo sempre in tempo per cambiare. Fare un cambio di rotta rispetto ciò che non risponde più ai nostri pensieri educativi è possibile e, presuppone il fatto che il nostro agire sia non solo “pensato”, ma soprattutto “ripensato” e aggiustato strada facendo.

 Abbiamo un tempo per noi, in cui pensare ai nostri desideri?

Diamo un tempo ai nostri figli o ai bambini di cui ci prendiamo cura nel nostro lavoro quotidiano, per desiderare?

Il desiderare richiama il fatto che ci debba essere un tempo che dobbiamo ricercare e “trovare” per noi, un tempo in cui “pensare”, oltre che “per fare”.

Il termine “tempi morti” rende l’idea di ciò che rappresenta il tempo nella società odierna: qualcosa che ci costringe a correre, a fare, come se necessariamente andasse sempre riempito e che spesso ci “imprigiona”.

Il TEMPO non può essere solo questo. Dipende solo da noi se vogliamo trovarne un altro significato.

Desidero trovare il “mio tempo”.

Desidero stare solo.

Desidero “stare” con gli amici.

Desidero leggere quel libro.

Desidero camminare senza per forza avere una meta.

Desidero desiderare…. E per fare questo dobbiamo avere il NOSTRO TEMPO.

Se riusciremo a ritagliarcelo lo potremo far assaporare anche ai nostri figli, pur rischiando e accettando che all’inizio ci dicano… “non so che fare, sono annoiato”.

Sappiamo che si deve passare anche dalla noia per poter assaporare i nostri desideri, i nostri pensieri.

Tutto dovrebbe partire da noi adulti, che siamo modelli: i bambini ci osservano e registrano tutto ciò che facciamo e che non facciamo; per loro avere un tempo del “non fare” non è facile, soprattutto oggi, ma è ciò di cui davvero hanno bisogno per potersi sperimentare, trovare un modo di stare nella “noia” e scoprire quella meravigliosa sensazione chiamata “desiderio”.

E da qui non può che nascere la creatività, che ogni bambino (ed ogni adulto) esprime a suo modo: con il disegno, con la musica, con la voce, con il corpo e molto altro ancora.

In fase di bilanci per il nuovo anno credo sia importante riflettere sull’importanza di trovare un proprio tempo e ritornare a desiderare, sia per noi adulti che per i nostri bambini.

Per questo auguro a me e a voi una buona ricerca del proprio TEMPO e dei propri DESIDERI.

Quando desideri una cosa, tutto l’Universo trama affinché tu possa realizzarla.
Paulo Coelho

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