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Albi Illustrati e Didattica Inclusiva: buone pratiche pedagogiche

A cura di Dott.ssa Marina Pavesi, Pedagogista e Psicomotricista. Titolare dello Studio di Psicomotricità -La Capriola-, Formatrice de Il Circo della Farfalla.

Fin dalla vita intrauterina l’Essere Umano fa esperienza della voce materna, che calma e contiene. La voce accogliente e sicura del caregiver accompagnerà il bimbo lungo tutto il percorso di crescita rassicurandolo e offrendogli fiducia. Per questo, quando quella voce da’ vita ad una narrazione, il bambino si orienta spontaneamente in quella direzione, accogliendo le parole che gli vengono donate.

A fianco alle narrazioni spontanee poi, il bambino impara a fare esperienza anche delle storie e delle immagini che i genitori, ed in seguito gli educatori al nido gli offriranno, creando così le fondamenta per un momento relazionale ed educativo privilegiato: la lettura insieme.

Nella lettura a voce alta infatti ciò che prende forma è uno spazio relazionale unico dato da una sincera connessione tra il lettore e l’ascoltatore in cui il primo, attraverso la sua voce, il suo corpo e soprattutto con la sua intenzione di esserci si dona all’altro, e il secondo ricambia, rimanendo immerso in quella situazione con orecchi, occhi e cuore aperti.

In che modo questo momento così altamente relazionale diventa allora strumento privilegiato per sostenere la didattica?

La risposta va ricercata nei meccanismi neurocognitivi che entrano in gioco nell’apprendimento: le neuroscienze e gli studi sulla psicologia dell’apprendimento scolastico hanno più volte sottolineato come le emozioni giochino un ruolo cruciale nel processo di conoscenza. Per apprendere è indispensabile possedere una motivazione a farlo e allo stesso tempo, perché l’apprendimento avvenga, è fondamentale che nel sistema attentivo esecutivo non si intromettano emozioni negative altamente disturbanti.  

Ecco spiegato allora perchè attivare esperienze didattiche che inizino da un momento così positivo in termini di emozioni e di motivazione come la lettura a voce alta risulti essere una strategia vincente utilizzabile fin dalle prime esperienze educative del nido, proseguendo poi negli ordini successivi (per la scuola primaria ad esempio ne troviamo un’interessante testimonianza nel libro “A scuola con gli albi” scritto da Antonella Capetti).

Un albo… un ponte!

L’aspetto che rende l’utilizzo dell’albo illustrato uno strategico mezzo didattico è la sua capacità di arrivare a chi ascolta attraverso più canali: visivo, uditivo e cinestesico, che tornando agli studi sulla psicologia dell’apprendimento sappiamo ormai essere i tre canali connessi con i diversi stili apprenditivi degli alunni.

La lettura a voce alta allora si determina come attività altamente inclusiva poiché, attraverso l’uso consapevole e allenato da parte del lettore di elementi espressivi legati alla modulazione della voce (es. il colore, la velocità, il tono, il volume, nonché utilizzare il mordente con cui si producono i vari suoni, ecc.) e all’espressività corporea (es. la prossemica, la postura, la mimica, la gestualità ecc.), si riesce a mettere in campo tutta una serie di strategie attentive che si costituiscono come facilitatori all’apprendimento, anche per quegli studenti le cui abilità risultano più deboli. Altro aspetto notevolmente importante rispetto alle capacità inclusive dell’albo illustrato è la possibilità di sostenere il contenuto verbale della trama attraverso le immagini che sappiamo essere, come sottolineano diverse pratiche di pedagogia speciale e della clinica, dei facilitatori rispetto alla comprensione del linguaggio in entrata. Ecco allora, per fare solo qualche esempio, che di fronte a studenti con ritardo/disturbo del linguaggio, o caratterizzati dallo spettro autistico, o interessati da particolari sindromi genetiche, l’uso di immagini chiare e concrete che esplicitano il significato delle parole utilizzate, rende più intellegibile il messaggio verbale e ne semplifica la comprensione.

Inclusione e Peer Education

Infine, ma non meno importante, l’altro aspetto cruciale dell’albo come strumento inclusivo è l’alta probabilità che il suo uso inneschi dinamiche di peer education: se all’interno dell’aula sono infatti presenti spazi destinati ai libri che siano di libero accesso agli alunni, la quotidiana esposizione alla lettura (che dev’essere appunto pensata e allenata costantemente, abbandonando la sporadicità del momento della lettura pensato come  momento “tappa buchi”), stimolerà i bambini all’autonoma esposizione al libro, innescando curiosità e desiderio di potervici avvicinare e sfogliarlo liberamente. Da questa volontaria consultazione e lettura possono allora generarsi dei momenti di spontanea condivisione del testo tra compagni dove uno si costituirà come lettore per il resto del gruppo. Da dinamiche che possono sorgere in modo naturale, l’insegnante può quindi strutturare attività di peer education più mirate, sempre calibrate sulle reali possibilità del gruppo e mosse dall’obiettivo di promuovere l’inclusione di tutti i discenti sfruttando positivamente le risorse didattiche di ogni alunno.

Come scegliere il giusto albo per le attività didattiche?

Avere sempre ben chiaro l’obiettivo educativo e didattico che ci si prefigge: solo così si potrà poi delineare l’attività da attuare e ipotizzare di quale albo avvalersi. Ad esempio, se l’obiettivo vuole essere la promozione dell’educazione ambientale, prima andranno pensate quali tipo di attività concrete potrebbero essere proposte al gruppo classe per raggiungere tale traguardo e attraverso quali modalità (lezione fronte, lavoro di gruppo, approfondimento personale ecc.), e quando l’azione didattica sarà stata tracciata allora diventerà possibile pensare all’albo da proporre come suggestione iniziale o come trait d’union per una programmazione più lunga nel tempo.

Per la scelta dell’albo NON è necessario scegliere storie che trattino esattamente  l’argomento che si vuole affrontare con il gruppo. È bene ricordare infatti che l’albo NON  è un manuale di istruzioni su come ci si deve/non deve comportare, ma è un mezzo di relazione autentica!

Tornando ad esempio al tema dell’educazione ambientale, se vogliamo promuovere negli studenti una cultura al rispetto degli spazi naturali, per scegliere l’albo più “adatto” per la classe, è indispensabile fermarsi a riflettere su quale tipo di suggestioni può apportare un libro rispetto ad un altro, indipendentemente dal fatto che tratti o meno quel tema.

Pongo questa domanda che vuole essere una provocazione nella speranza che faciliti la riflessione rispetto al criterio pedagogico appena espresso:

Credete che per trasmettere l’amore per la Natura e il rispetto per Essa sia più efficace leggere una storia dove si trova il decalogo dei comportamenti del “bravo boy scout” o una dove si raccontano le incredibili avventure di un bambino che scopre per la prima volta gli spazi del bosco?

Ecco quando pensiamo all’utilizzo dell’albo a supporto della didattica in chiave inclusiva ed attiva è necessario tenere sempre ben presente che qui ci si muove all’interno di un paradigma che definirei relazionale: l’albo può essere un grande facilitatore didattico ma non deve mai essere confuso con il fine ultimo della didattica stessa. Per promuovere una relazione autentica, che sia essa il fulcro da cui poi qualsiasi tipo di apprendimento può generarsi, ricordiamoci allora che non leggiamo AI nostri bambini per trasferire loro in maniera emendativa una scala valoriale educativa, ma leggiamo CON i nostri bambini, perché ognuno possa all’interno di una relazione ricca e significativa costruire da Sé il proprio pensiero e le proprie inferenze.

Da ultimo in termini operativi mi sentirei di consigliare, poiché la letteratura per l’infanzia è un mondo tanto meraviglio quanto immenso, in cui può alle volte succedere di perdere l’orientamento, di affidarsi al sapere esperto e competente di bibliotecari e librai indipendenti di fiducia, che sicuramente potranno con fervore illuminare il cammino e orientare anche rispetto agli aspetti più tecnici legati alla strutturazione dell’albo.

Con l’auspicio di avere sempre buoni progetti e una didattica autentica per sostenerli, auguro buone letture a tutti!

Bibliografia:

  • Benso, F. (2018). Attenzione esecutiva, memoria e autoregolazione. Una riflessione neuroscientifica su funzionamento, assessment, (ri)abilitazione. Firenze, Hogrefe Editore.
  • Capetti,  A. (2018).  A scuola con gli albi. Insegnare con la bellezza delle parole e delle immagini. TopiPittori.
  • Comoglio, M. (1999). Educare insegnando. Apprendere ad applicare il cooperative learning. Roma, LAS.
  • Cottini, L. (2004). Didattica speciale e integrazione scolastica. Roma, Carocci.
  • European Agency for Development in Special Needs Education, (2014). Cinque messaggi chiave per l’educazione inclusiva. Dalla teoria alla prassi.
  • European Agency for Development in Special Needs Education, (2012d). Migliorare l’esito scolastico di tutti gli alunni. La qualità nella scuola inclusiva. Odense, Danimarca.
  • Gardner, H. (2014). Aprire le menti. La creatività e i dilemmi dell’educazione, Milano: Feltrinelli.
  • Gardner, H. (2005). Educazione e sviluppo della mente. Intelligenze multiple e apprendimento. Trento: Erickson.
  • Gardner, H. (1987). Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza.  Milano: Feltrinelli.
  • Goleman D.(2010). Intelligenza ecologica, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli.
  • Pavone, M. (2018). L’inclusione educativa. Indicazioni pedagogiche per la disabilità. Milano, Mondadori Education.
  • Pellai, A., Rinaldin, V. e Tamborini, B. (2002). Educazione tra pari. Manuale teorico-pratico di empowered peer education. Trento, Erickson.
  • Valentino Merletti, R. e Tognolini, B., (2006). Leggimi forte. Accompagnare i bambini nel grande universo della lettura. Milano, Salani.

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